La norma che riguarda gli Asu, categoria di precari da 3700 lavoratori, approvata nell’ultima Finanziaria regionale, non è stata impugnata e questo fatto dà un sospiro di sollievo ai lavoratori impegnati in attività socialmente utili che attendono l’iter delle procedure per l’assunzione a tempo indeterminato.
Gli uffici stanno già preparando la circolare da inviare agli enti utilizzatori per velocizzare la fase di applicazione e avviare le procedure per la stabilizzazione.
I lavoratori Asu dovranno poi presentare la domanda direttamente agli enti. Tuttavia, se prima c’era la possibilità secondo cui ciascun lavoratore poteva scegliere se sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato a 24 ore settimanali, oppure continuare nel solco del precariato mantenendo un sussidio di 36 ore a settimana, questa eventualità svanisce nel nulla. Infatti, in quest’ultimo caso, per chi non fosse interessato all’adesione alla stabilizzazione non può optare di rimanere nel bacino Asu.
“In questo caso è previsto un piano di fuoriuscita e un bonus legato agli ultimi 5 anni di stipendio che verrà erogato dalla Regione. Una volta usciti dal bacino, non è più possibile avere un contratto né un rapporto di lavoro da precario. Ci si accontenta del bonus. In caso contrario verranno tutti stabilizzati in virtù della trasformazione del contratto a tempo indeterminato. L’importante è aver messo fine alla parola precariato”. Lo spiega Gaetano Agliozzo, segretario generale della Fp Cgil Sicilia.
Ora, con l’approvazione della norma per la stabilizzazione è fondamentale garantire tempi celeri nell’attuazione di questa disposizione, affinché i benefici possano essere concretamente percepiti dai lavoratori. In particolare Fp Cgil auspica una rapida implementazione della normativa per quanto riguarda gli Asu impiegati nell’ambito dei Beni culturali, degli enti locali e del privato sociale. Ma, secondo io sindacalista, vi sono ancora criticità da affrontare che riguardano il bacino in questione. Si pensi alle difficoltà riscontrate nelle stabilizzazioni dei lavoratori presso i Comuni in dissesto o in riequilibrio finanziario.
E’ comunque certo che “I comuni non hanno più alibi per stabilizzare – aggiunge Gagliozzo – neanche quelli che sono in dissesto e pre-dissesto. Quest’ultimi possono avviare i processi per l’assunzione. Stiamo pressando l’assessorato regionale al Lavoro affinché emani la direttiva rivolta a tutti i comuni e agli enti locali utilizzatori che devono procedere all’assunzione. Su questo punto siamo stati rassicurati. Siamo soddisfatti da questo punto di vista perché abbiamo condotto una battaglia per molti anni. I lavoratori avranno il giusto riconoscimento. Gli Asu saranno collocati con le mansioni che attualmente svolgono con le relative fasce di appartenenza. Il tema è quello legato al monte ore, infatti molti di loro sono inquadrati a 18 e 24 ore settimanali. Chiederemo ai comuni di aumentare le ore, ma serve avviare un confronto con le amministrazioni. La Regione già eroga le risorse programmate fino al 2024 e con la norma non impugnata si impegna a proseguire con le somme e non ci sarà alcun costo a carico dei comuni per garantire il lavoro degli Asu”.
L’attenzione rimane alta e dopo il raggiungimento di questo significativo traguardo, il prossimo obiettivo sarà quello del riconoscimento della contribuzione mancante ai fini pensionistici di questi 25 anni di lavoro.