La norma regionale sulla stabilizzazione degli ex Pip del bacino “Emergenza Palermo“, impugnata dal governo nazionale, rischia di trasformarsi in un boomerang per gli stessi lavoratori. Il quadro delineato oggi in Commissione bilancio all’Ars appare ancora più preoccupante dei timori espressi ieri da alcuni deputati nella medesima Commissione.
Se il giudizio della Consulta sulla legittimità costituzionale della legge dovesse arrivare dopo il passaggio alla Resais, previsto a partire dal primo gennaio 2019, ed essere sfavorevole si aprirebbe uno scenario tanto incerto quanto pericoloso. In questo caso, infatti, non solo i nuovi contratti di assunzione nel frattempo stipulati decadrebbero in automatico, ma i lavoratori rischierebbero di non poter più rientrare nel bacino occupazionale in cui si trovano e allo stesso tempo di perdere lo status di sussidiati. In altre parole perderebbero tutto.
La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che già adesso sono scaduti i termini entro i quali i lavoratori avrebbero potuto esprimere la loro volontà di transitare alla Resais o meno. Per i lavoratori, quindi, tornare indietro è impossibile. “I lavoratori – dichiara Mimma Calabrò, segretaria regionale della Fisascat – non possono fare un salto nel buio. Occorre senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Bisogna trovare soluzioni concrete per salvaguardare i lavoratori e le loro famiglie visto che la legge continua a produrre i suoi effetti. Dopo aver acceso i riflettori continueremo a rimanere vigili e attenti”.
Secondo l’assessore all’economia Gaetano Armao, che ha partecipato alla seduta, ci sono buone probabilità che i giudici si esprimano contro l’impugnativa. Questa, infatti, a suo parere, è stata articolata in modo generico, consentendo all’avvocatura regionale di entrare nel merito e di fornire controdeduzioni molto precise e dettagliate.
Perde quota, invece, l’idea di una norma transitoria che garantisca la permanenza nel bacino dei lavoratori, poiché dal punto di vista giuridico rischierebbe di inficiare la norma sulla stabilizzazione stessa. E’ stata comunque ribadita la necessità di predisporre un Piano B nel caso in cui la Corte costituzionale dovesse accogliere il ricorso del governo nazionale. “A questo punto – dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – si aspetta che l’assessorato convochi la Resais e le organizzazioni sindacali per procedere con il percorso stabilito dalla legge. Sperando che nel frattempo si realizzi l’incontro con il ministero della Funzione pubblica per garantire la sostenibilità del percorso”.