L’Assemblea regionale siciliana sta pensando ad una proroga di almeno sei mesi per la stabilizzazione dei 2008 lavoratori ex Pip, prevista per il primo gennaio 2019. L’obiettivo è quello di prendere tempo per conoscere la sentenza della Corte Costituzionale chiamata ad esprimersi sulla legittimità della norma regionale, a seguito dell’impugnativa del governo nazionale. Il pronunciamento dei giudici preoccupa tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione.
Un eventuale giudizio sfavorevole, infatti, potrebbe ribaltare lo spirito della legge: nata per sanare una situazione di precarietà lunga 18 anni, finirebbe per far perdere ai lavoratori anche il sussidio di cui sono attualmente titolari. Se la sentenza dovesse confermare i vizi rilevati da Roma, i contratti dei lavoratori nel frattempo usciti dal bacino nel quale si trovano e passati alla Resais, la società partecipata della Regione Siciliana, sarebbero nulli. In altre parole rimarrebbero fuori da tutto.
Il timore aleggia da mesi a Palazzo dei Normanni e tra gli uffici dell’amministrazione. Già il 27 settembre scorso durante una seduta della Commissione bilancio era stata sollevata da molti deputati la necessità di trovare una soluzione legislativa al problema. Non è un caso, quindi, che l’Assessorato alla famiglia abbia fatto scadere i 60 giorni, previsti sempre dalla legge, entro i quali avrebbero dovuto acquisire le volontà dei lavoratori, ovvero se rimanere nel bacino o passare alla Resais, al fine di avviare l’iter della stabilizzazione.
Solo ieri il Dipartimento al lavoro ha chiesto ufficialmente ai lavoratori di comunicare entro il 26 novembre la loro decisione, affrettandosi subito dopo a spostare tale scadenza al 20 dicembre. Una proroga per niente dettata da esigenze organizzative o gestionali, ma proprio per consentire all’Ars di approvare, nell’ambito della prossima legge di bilancio che dovrà essere varata prima di Natale, una norma che permetta ai lavoratori di scegliere a ragion veduta ed evitare così qualsiasi rischio.
Nel frattempo i sindacati continuano a chiedere la convocazione di una nuova seduta dedicata della Commissione Bilancio, per fare chiarezza sulla vicenda e definire un percorso condiviso.