Sarà un’estate di cambiamenti per quanti vorranno accedere ad alcuni sacramenti nella diocesi di Palermo. La stagione tradizionalmente legata alla celebrazione di battesimi, cresime e matrimoni per scelta dell’Arcivescovo di Palermo vedrà l’introduzione di due novità che avranno un impatto non indifferente nella prassi pastorale e anche nelle tradizioni familiari palermitane.
Dal primo luglio entrerà in vigore il decreto di monsignor Corrado Lorefice, pubblicato lo scorso febbraio, che ‘cancella’ le figure del padrino e della madrina nel battesimo e nella cresima. La scelta di padrini e madrine per battezzandi e cresimandi di fatto viene sospesa “ad experimentum” per tre anni: “nel corso del tempo – si legge nel decreto arcivescovile – convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela, se non addirittura con legami ambigui, e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice ‘orpello coreografico’ in una cerimonia religiosa”.
Una scelta drastica, quella del presule palermitano, già sperimentata però da altre diocesi ma che non ha mancato di destare qualche perplessità nel mondo ecclesiastico tanto da far prendere posizione pubblica a don Giuseppe Alcamo, sacerdote di Mazara del Vallo. Docente di Catechetica nella Facoltà Teologica di Sicilia e Direttore dell’Ufficio Regionale per la Dottrina della Fede e la Catechesi della Conferenza Episcopale Siciliana, che in un suo post di Facebook dello scorso febbraio rilevò: “i padrini sono cristiani scelti dai candidati stessi per stima personale, amicizia, affetto, familiarità. La comunità ecclesiale ha la responsabilità di rendere consapevoli questi cristiani, che vengono scelti come padrini, e affiancarli con amorevolezza. Il fatto di non avere padrini consapevoli non autorizza a togliere questa figura educativa, ma a formarla. Se assumiamo la logica del “togliere” perché non risponde alla vera e completa identità, dovremmo eliminare tutto, perché nessuno può dire di avere piena e completa consapevolezza della propria fede”.
La riflessione di don Alcamo è stata anche ‘condivisa’ da un pezzo illustre del cattolicesimo democratico siciliano, l’ex ministro Calogero Mannino, che sempre su Facebook ha commentato il post del prete mazarese: “riflessione puntuale sul tema assai delicato dell’iniziazione Cristiana che deve essere salvaguardata nella sua autenticità, il che non significa ‘abolizione’ per tema dell’equivoco”.
Nonostante i distinguo il primo luglio inizierà la sperimentazione e si vedrà il reale impatto sui fedeli dell’Arcidiocesi di Palermo che in questi giorni hanno però avuto notificato un nuovo decreto di monsignor Lorefice che questa volta riguarda la cresima per chi è sposato solo civilmente. L’arcivescovo Lorefice ha infatti modificato la vecchia norma, voluta dal cardinale Salvatore De Giorgi, per cui i nubendi ricevevano la Confermazione lo stesso giorno e i conviventi il giorno prima. Secondo il nuovo decreto del Presule palermitano, firmato nel giorno di Pentecoste, i conviventi o quanti sono sposati solo con rito civile che intendo sposarsi in chiesa, qualora non fossero cresimati, si cresimeranno dopo la celebrazione del matrimonio. Alla radice del cambiamento, si legge nel decreto, “le difficoltà riscontrate da molti Parroci nella puntuale applicazione della precedente disposizione arcivescovile a motivo di alcune ragionevoli esigenze dei nubendi”. L’accoglienza del nuovo decreto arcivescovile a differenza di quello per la sospensione di padrini e madrine sembra avere un’accoglienza diversa nelle parrocchie soprattutto da parte di parroci e sposi che non dovranno più organizzare cresime ‘last-minute’ in vista delle nozze in chiesa.