La recente decisione del governo italiano di trasformare la Gestazione per altri (GPA) in un reato universale ha accentuato un dibattito già infuocato sui diritti riproduttivi e sulle scarse alternative rimaste per le coppie che desiderano diventare genitori. Prima di questo provvedimento, alcune coppie italiane ricorrevano alla GPA all’estero, ma ora anche questa possibilità comporta rischi legali significativi. In base alla nuova legge, chiunque la pratichi, anche fuori dai confini italiani, rischia pene severe, tra cui due anni di reclusione e multe fino a un milione di euro.
Il divieto della GPA: un colpo ai diritti riproduttivi?
La criminalizzazione universale della GPA è stata giustificata dal governo come una misura necessaria per proteggere i diritti delle donne e impedire la “mercificazione” dei loro corpi. Tuttavia, molte voci critiche, incluse le opposizioni politiche e le associazioni LGBTQ+, sostengono che questa normativa crei discriminazioni profonde. Si teme infatti che porti alla creazione di “bambini di serie A e di serie B” e che, in realtà, non affronti i problemi delle coppie infertili, riducendo ulteriormente le loro già limitate opzioni.
Fecondazione in vitro: una soluzione insufficiente?
Tra le opzioni rimaste per le coppie italiane, la Fecondazione in vitro (FIV) gioca un ruolo importante. In Italia, la FIV rappresenta circa il 3% delle nascite totali, con circa 11.000 bambini nati ogni anno tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Tuttavia, in regioni come la Sicilia, le difficoltà di accesso a questi trattamenti sono aggravate dalla disparità tra i centri privati e quelli pubblici. Su 19 centri PMA in Sicilia, solo 4 sono pubblici, mentre 15 sono privati, il che pone un forte ostacolo economico alle coppie che non possono permettersi i costi delle cliniche private. Inoltre, l’efficacia della FIV diminuisce con l’aumentare dell’età delle madri, una tendenza che si è aggravata negli ultimi anni. In Sicilia, l’età media delle donne che si sottopongono a trattamenti di PMA è salita a 31,5 anni, mentre a livello nazionale l’età media è 36,8 anni. Questo fattore, insieme ai costi e alle difficoltà logistiche, rende la FIV un’opzione spesso inadeguata per molte coppie nella nostra Isola. L’aumento della difficoltà di accesso a forme di procreazione assistita spinge molte coppie, e soprattutto donne, a sottoporsi a trattamenti invasivi, come la FIV, che richiedono cicli di stimolazione ormonale con potenziali effetti collaterali. In regioni come la Sicilia, la carenza di strutture pubbliche costringe le donne a viaggiare per sottoporsi ai trattamenti, aumentando lo stress fisico e psicologico. La criminalizzazione della GPA, dunque, non solo riduce le possibilità di avere figli per molte coppie, ma rischia anche di aggravare le pressioni sulla salute delle donne.
Adozione: un percorso ostacolato dalla burocrazia
Il percorso dell’adozione internazionale in Italia si è rivelato sempre più complesso negli ultimi anni, con una flessione significativa nel numero di procedure concluse, dovuta a ostacoli burocratici e diplomatici. Nel primo semestre del 2023, le adozioni internazionali in Italia sono state solo 248, un dato che riflette una diminuzione rispetto agli anni precedenti. Questo calo è attribuibile a diversi fattori, tra cui il blocco delle procedure in Cina e le difficoltà diplomatiche legate ai conflitti in Ucraina e Russia. Secondo le stime, i tempi medi per completare un’adozione internazionale si sono allungati notevolmente, arrivando spesso a superare i due anni. Le coppie adottive devono affrontare una burocrazia particolarmente complessa, che coinvolge molteplici passaggi: dall’ottenimento dell’idoneità all’adozione da parte del tribunale dei minori, fino ai lunghi processi di abbinamento con i bambini in attesa nei paesi di origine. Questi iter lunghi e spesso frustranti scoraggiano molte famiglie dal perseguire la via dell’adozione, contribuendo ulteriormente al calo delle domande. Inoltre, il costo del percorso adottivo è un ulteriore ostacolo. Le spese possono variare, ma spesso si aggirano tra i 20.000 e i 30.000 euro, coprendo sia i costi delle procedure legali sia quelli dei viaggi all’estero per incontrare il bambino e finalizzare l’adozione. Questi fattori economici rappresentano un ulteriore deterrente per le coppie che si trovano a scegliere tra percorsi riproduttivi assistiti o l’adozione.
Il calo delle nascite e la crisi demografica
A livello globale, la situazione è ulteriormente complicata dal calo delle nascite in Italia: nel 2022, si sono registrate solo 393.000 nascite, e per il 2023 si stima una diminuzione a 380.000. Questo dato rafforza l’urgenza di riformare le normative sull’adozione e di creare percorsi più snelli e accessibili per le famiglie che desiderano adottare. La crescente crisi demografica italiana rende sempre più necessario sviluppare alternative concrete per sostenere la genitorialità, attraverso politiche che facilitino sia l’adozione che l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. In Sicilia si è registrato un nuovo minimo storico nella natalità. Nel 2022, i nati sono stati 36.810, con un calo di 425 unità rispetto al 2021. Tra le province siciliane, Messina ha registrato il maggiore calo. In controtendenza, Agrigento ha visto un lieve aumento (da 7,2 a 7,5 per mille), mentre Palermo e Trapani sono rimaste stabili. Di conseguenza, la popolazione residente in Sicilia, aggiornata al 31 dicembre 2022, è scesa a 4.814.016 abitanti, con una diminuzione di 19.313 persone (-0,4%) rispetto all’anno precedente. Circa la metà della popolazione dell’isola risiede nelle province di Palermo e Catania, che insieme ospitano il 47,3% degli abitanti.
Turismo riproduttivo: un’opzione rischiosa
Con la criminalizzazione della GPA, molte coppie potrebbero essere spinte a ricorrere al turismo riproduttivo, ovvero a recarsi all’estero per accedere alla maternità surrogata o ad altre tecniche di procreazione assistita non consentite in Italia. Paesi come gli Stati Uniti, l’Ucraina e la Grecia offrono queste possibilità, ma con costi molto elevati. In particolare, negli Stati Uniti i costi per la GPA possono superare i 100.000 euro, rendendo questa opzione accessibile solo a una minoranza di famiglie. Inoltre, ci sono anche rischi legali, poiché il riconoscimento dei bambini nati tramite GPA all’estero non è garantito, creando situazioni di incertezza legale.
La recente legge che criminalizza la Gestazione per altri solleva quindi interrogativi cruciali sulla libertà individuale e sul concetto di diritto alla genitorialità. Resta infatti da chiedersi: a chi giova realmente questa legge? È difficile non notare che, mentre il governo afferma di voler proteggere la famiglia tradizionale, le vere vittime di questo provvedimento siano le coppie infertili e le donne che desiderano offrire un sostegno concreto, mosse nella maggior parte dei casi da un genuina forma di aiuto verso il prossimo.
La limitazione delle libertà altrui può essere giustificata solo in rare circostanze, come la protezione di diritti fondamentali o la prevenzione di danni a terzi. Ma seppur la materia resti così spigolosa e controversa, viene difficile credere che questo diritto abbia mai leso realmente a qualcuno. È lecito chiedersi infatti se questo intervento legislativo non sia piuttosto un riflesso di paure e pregiudizi sociali piuttosto che una reale necessità di tutelare la società.
In fondo, la libertà di scegliere come e quando avere figli è un diritto fondamentale. Quando la legislazione inibisce queste scelte, si erode non solo la libertà altrui, ma si crea un clima di incertezza e paura. La vera domanda è: siamo disposti a sacrificare la libertà di alcuni individui per il bene percepito di una collettività, senza tenere conto che questo “bene” non sia condiviso da tutti? La risposta potrebbe rivelare una società che, invece di progredire, si ritira in un passato incapace di fornire soluzioni ai problemi del presente.