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Stop all’indennità di mobilità, l’allarme dei sindacati. A rischio 30 mila persone

martedì 27 Dicembre 2016
sindacati

A pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma sugli ammortizzatori sociali, che avverrà con l’arrivo del nuovo anno, le organizzazioni sindacali siciliane lanciano l’allarme contro l’eliminazione dell’indennità di mobilità. A rischio circa 30 mila persone. Una decisione devastante, sottolineano i sindacati, soprattutto per una regione come la Sicilia, che da quasi un decennio vive una crisi economica drammatica e dove le possibilità di trovare un nuovo lavoro sono molto scarse.

A partire dal 2017 infatti la mobilità, spettante ai lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti vittime di un licenziamento collettivo, verrà sostituita dalla Naspi, l’indennità di disoccupazione riconosciuta al singolo lavoratore dipendente che perde il posto. Chi perderà il lavoro avrà, quindi, sempre un paracadute, ma la differenza tra i due tipi di trattamento è sostanziale, sia in termini di importi che di durata. Mentre l’indennità di mobilità è pari all’80% della normale retribuzione, quella della Naspi ammonta al 75% dello stipendio medio lordo degli ultimi 4 anni e comunque non può superare i 1.300 euro mensili. La prima può durare da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 48, se supera i 12 mesi la percentuale si abbassa al 64%. La seconda, invece, dura la metà delle settimane di contribuzione degli ultimi 4 anni. In altre parole chi in questo periodo avrà lavorato solo un anno percepirà la Naspi per soli 6 mesi.

Di “scelta inopportuna e inadeguata del governo” parla il segretario generale della Cgil, Michele Pagliaro. “Non si possono cancellare gli ammortizzatori sociali – spiega – quando vengono istituite le aree di crisi complessa di Termini e Gela. Sono contraddizioni pericolose per la Sicilia che negli ultimi nove mesi ha perso 11 mila posti di lavoro”.

Tutti, oltre a giudicare negativamente il nuovo sistema di welfare perché ridurrebbe le garanzie a tutela dei lavoratori, evidenziano la scarsa efficacia delle politiche attive per favorire la fuoriuscita dei lavoratori dal bacino della disoccupazione e il loro reinserimento nel mondo del lavoro. Soprattutto per questo la riforma viene considerata inaccettabile. “La contropartita alla perdita dell’indennità di mobilità – spiega Pagliaro – sarebbero le politiche attive del lavoro che nell’isola sono state fallimentari o hanno generato solo clientele”.

Sulla stessa scia il commento di Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl. “Con la fine dell’indennità di mobilità e l’introduzione della Naspi per tutti – dichiara – si riduce a un massimo di due anni il periodo di sostegno al reddito in caso di licenziamento. Questo rende ancor più evidenti, l’assenza di normative serie di contrasto alla povertà e il fatto che si brancola nel buio in materia di politiche attive per il reinserimento occupazionale, sul terreno della formazione e della riqualificazione di chi perde il lavoro, sul fronte delle politiche di sviluppo diffuso e duraturo”.

Anche per Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, “l’abrogazione degli attuali ammortizzatori sociali e il subentro della Naspi è estremamente preoccupante”. “Con l’anno nuovo stimiamo che almeno 30mila persone in Sicilia perderanno qualsiasi sostegno al reddito – aggiunge – Queste norme, figlie della stessa arroganza e approssimazione che hanno caratterizzato la riforma delle pensioni firmata Fornero, non miglioreranno le politiche attive del lavoro. Inoltre, le aziende che volessero assumere i disoccupati in Naspi non godranno più degli incentivi che erano garantiti per i lavoratori in mobilità. Ciò insieme a una dotazione economica insufficiente per i soggetti promotori di politiche attive. Tutto questo avrà effetti devastanti in una terra, la nostra, dove i livelli di disoccupazione già altissimi. Questo sindacato chiede quindi di avviare subito un confronto per modificare queste norme. E’ necessario ripristinare gli incentivi per la rioccupazione, senza i quali gli sgravi per il Sud diventerebbero una beffa”.

La scarsa possibilità di trovare una nuova occupazione è il vero problema. E’ questa la prima cosa da fare per affrontare il dramma di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Una soluzione su cui i sindacati chiedono un impegno forte al governo e a tutte le istituzioni affinchè rilancino politiche attive serie ed efficaci, che consentano ai disoccupati di rientrare nel più breve tempo possibile nel mercato del lavoro.

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