Pamela, Anna, Rosy, Concetta, Giordana e Laura. Come rintocchi di orologio, come campane a morte, questi nomi sono colpi di pistola che stanno coprendo di fumo nero e denso le celebrazioni, i flash mob e le mostre fotogafiche organizzate per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Oggi. Ma il tanfo di bruciato di questi casi eclatanti o recenti non riesce a impregnare le coscienze e resta nell’angolo più nascosto della coscienza dei siciliani. Soltanto negli ultimi giorni questo fazzoletto di terra ha pianto per due esistenze rotte, rammaricandosi per non aver sentito grida di dolore non abbastanza forti da raggiungere il benefattore di turno, l’eroe, il salvatore. Per Pamela e Anna, angeli volati in cielo il 17 e il 20 novembre scorsi, non c’era nessuno, come per tutte le altre, nessuno che le difendesse dalla furia omicida di chi le amava così tanto da ammazzarle. E ahimè non è il titolo di un film. Scorrendo all’indietro le pagine di cronaca locale si compie un viaggio nell’orrore di incisi ad effetto: “Accoltellata“, “Bruciata viva“, “Strangolata” e, forse il peggiore, “Aveva denunciato il compagno“. Anche se ormai non fa nemmeno più notizia che la maggior parte delle donne, l’angoscia di una non vita da vittima, e la morte, la trova tra le familiari mani del marito, del fidanzato, del padre.
“Di quelle che subiscono violenza dal partner, solo il 2% circa ha il coraggio di denunciare“, prosegue il rapporto Istat. Sono le silenziose vittime di stalking, oggetti di violenza psicologica e di soprusi quotidiani che non fanno cronaca finchè non ci scappa il morto. E allora tolleranza zero, carabinieri di mezzo, convegni di psicologia e fondi ai centri antiviolenza per contrastare il femminicidio, termine disturbante che descrive un crimine che falcia la vita di una donna ogni tre giorni, solo in Italia, senza contare le perseguitate, le stuprate, le vessate da compagni ed ex compagni. Le forme persecutorie più diffuse ad opera di questi ultimi sono i tentativi insistenti di parlare (15,1%) e la ricerca di contatto tramite sms, mail e telefonate o regali (13,5%). Non arrivano al 12% i casi in cui le vittime sono state aspettate sotto casa o davanti all’ufficio. Forme di violenza psicologica che spesso si intrecciano con episodi di violenza fisica (53,3%) e sessuale (32,7%). Secondo i dati emessi da Telefono Rosa il 90% delle donne non denuncia atti di sopraffazione: “In molte cercano aiuto fuori dalla famiglia, nei centri antiviolenza e attraverso linee amiche – racconta M. assistente sociale in un consultorio a Palermo – ma temono ripercussioni e non denunciano i fatti alle forze dell’ordine”. Per il ministro Angelino Alfano c’è da registrare la regressione dei fenomeni di violenza contro le donne. In occasione della giornata dedicata al contrasto di questo fenomeno Alfano ha spiegato in cosa consista il calo: “dal 15 novembre 2015 al 15 novembre 2016, infatti, sono diminuiti le lesioni (-11%), le percosse (-19%), le minacce (-16%), le violenze sessuale (-13%),i maltrattamenti in famiglia (-6%) e lo stalking – atti persecutori (-11%)“.
E le risorse a disposizione. La Sicilia compie un passo avanti. Ieri pomeriggio è stato dato il via libera al riparto di 31 milioni di euro complessivi contro la violenza sulle donne. In Sicilia: per i centri antiviolenza e le case rifugio 1.021.688 euro, per i nuovi centri antiviolenza 549.751 euro e per le quattro linee di azione nel Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere 1.194.701 euro.