Non mette il cappello in testa a nessuno il leader di Centro Democratico, Bruno Tabacci, ma di certo non storcerebbe il naso davanti alla possibile candidatura per la Presidenza della Regione dell’ex Rettore dell’Università degli studi di Palermo Roberto Lagalla. Ieri a Palermo, in una conferenza stampa poco affollata, ha aperto la sede siciliana del Centro Democratico, il partito da lui fondato prima delle elezioni del 2013 nelle quali ha ottenuto sei deputati. Nell’Isola i suoi front men saranno il deputato siciliano eletto all’estero Mario Caruso, il coordinatore regionale ed ex Sindaco Dc di Catania Francesco Attaguile, il presidente Salvatore Placenti, già vicepresidente della Regione. Non mancano due vice-coordinatori, il trapanese Liborio Furco, presidente del Gal Elimo, e l’avvocato ragusano Enrico Calabrese.
Alle domande de Il Sicilia.it su chi vedrebbe bene come nuovo inquilino di Palazzo d’Orleans, Tabacci non ha dubbi, pur non incoronando ufficialmente l’ex assessore regionale alla Sanità del governo Cuffaro: «Lagalla è un signore che viene dall’università, che ha competenza e fa parte di quella intellighenzia che in Sicilia per fortuna non manca. Nella Regione siciliana quello che è stato fatto in questi anni è qualcosa che non si può neanche spiegare. Io soffro nel vedere queste cose- prosegue Tabacci– perché se la classe dirigente della Sicilia è questa, non ne uscite più». Gli fa eco Attaguile, già direttore esterno della rappresentanza a Bruxelles della Regione Siciliana e coordinatore delle Regioni italiane per gli affari europei e internazionali, nonché dirigente generale del dipartimento Famiglia e Politiche sociali e di quello agli Affari europei della Regione, durante le presidenze di Angelo Capodicasa, Vincenzo Leanza, Salvatore Cuffaro e di Raffaele Lombardo, fino al 2012. «Credo che gli attuali deputati dell’Assemblea regionale siciliana dovrebbero fare un passo indietro e non ricandidarsi alle future elezioni- dice- se veramente vogliono che i cittadini riconquistino la fiducia nelle classe politica. E’ una nostra provocazione perché la gente ha bisogno di un gesto di attenzione per il loro disagio. La politica non se ne può fregare del fatto che la gente oggi sta male. E obiettivamente è così. Oggi siamo a sinistra – sottolinea l’ex Dc- sia pure come coscienza critica. Tabacci ha posto molti “se” e molti “ma” sulla scelta del Sì e del No al referendum, ed ha avuto grandi perplessità fino all’ultimo, anche sugli atteggiamenti di Renzi. Che in realtà ha spostato le ragioni del merito del referendum costituzionale, depistando gli elettori dal vero significato che aveva la consultazione popolare ad una manifestazione di un disagio degli elettori. Un disagio che va letto pure oggi, perché non ci si può limitare ad un “facciamo una riforma elettorale e poi facciamo solo la difesa delle banche e ora pure a di Mediaset”».
Infine Tabacci si è concesso un preambolo sull’esito del voto referendario in Sicilia e sui risvolti del No plebiscitario a Renzi. «Il voto che è stato dato dai siciliani non fa una grinza, con una partecipazione popolare così importante. Ha sbagliato l’ex presidente del Consiglio chiedendo un plebiscito sulla sua persona. Ora a Palermo arriva Salvini, che viene dall’ampolla del Monviso e dalla Lega Nord, che ha costruito la sua storia puntando molto sull’anti-meridionalismo, a confondere un poco le acque. Noi vogliamo ricostruire un metodo politico che nasce dalla storia e dalla buona politica. Più che la destra o la sinistra, mi attira l’idea di una politica che guardi in alto. Poi, bisogna vedere come si è valutati dalle persone che abbiamo incrociato nella nostra vita e come veniamo giudicati per le cose che abbiamo fatto. E questo è un modo di essere che non va sottovalutato».
Nella nuova sede di Cd arriva un’altra testa calda, Ferrandelli, l’ex deputato regionale che si è dimesso sbattendo le porte al Pd di Renzi e di Faraone. Già alle 10,30 de mattino al suo secondo tour elettorale del giorno, esordisce con la questione del metodo caro a Tabacci e Attaguile, suoi supporter alle prossime amministrative: «Oggi qui viene fuori il tema del metodo, argomento che ci incoraggia. Dopo mesi di incontri con i cittadini, ho capito che da parte loro vi è grande interesse a partecipare e contribuire alla crescita della propria città e della propria regione. Il tema fondamentale posto da Bruno Tabacci e da Centro democratico è il metodo attraverso il quale i cittadini possano trovare una soluzione e un modo di esprimesi. E credo che oggi, senza farla lunga, da CD venga un grande contributo, in un momento in cui la politica è un mare in tempesta, nell’individuare un metodo e tenere il timone dritto. Lo sta facendo oggi Tabacci parlando di reti civiche». Il candidato a Palazzo delle Aquile tiene a precisare di non appartenere a nessuno e con l’ex sottosegretario all’Istruzione prende le distanze: “Lui ha fatto un’altra scelta. Ha deciso di sostenere il governo regionale e Crocetta, con dei suoi assessori in giunta. Io mi sono dimesso in aperta polemica col Partito democratico regionale e con l’esecutivo regionale. Sono strade diverse». Da sindaco, a chi risponderebbe: alle forze politiche che la sosterranno o ai cittadini? Gli chiediamo. «Solo ai cittadini. Io mi sono candidato perché mi ha voluto il movimento dei “coraggiosi”, rinunciando alla mi appartenenza. Ora stiamo costruendo una rete civica orizzontale ma politica, di cui rivendico il ruolo, parlando di buona politica” Naturalmente.