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La Manovra arriva all’Ars tra imboscate e malpancisti

mercoledì 30 Novembre 2016

Tutti sul piede di guerra all’Ars. Lo stop in aula di ieri della norma sull’Iva a Trenitalia, bocciata con governo e maggioranza andati sotto e traditi da undici franchi tiratori, è solo l’antipasto di una giornata, quella di oggi, che si preannuncia rovente tra i banchi di sala d’Ercole. In ballo c’è soprattutto l’articolo 12 della manovra di assestamento, i finanziamenti a enti e associazioni dell’ex tabella h. In realtà per quei pochi rimasti. Perché lo stralcio voluto dal presidente Giovanni Ardizzone ha falcidiato la platea di beneficiari mandando all’aria i piani di alcuni deputati, di maggioranza e opposizione, che si erano spartiti buona parte della torta per foraggiare enti, consorzi e fondazioni.

“Mance” le aveva definite Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia. E ora quegli stessi deputati rimasti a bocca asciutta gridano vendetta. Una mossa, quella di Ardizzone, che ha spiazzato anche il governo, tant’è che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, è stato costretto a rincorrere, annunciando di disconoscere il testo licenziato dalla commissione Bilancio, senza peraltro la firma del presidente Vincenzo Vinciullo (Ncd), in dissenso con l’assalto alla diligenza ma che nel suo ruolo istituzionale ha comunque garantito i lavori dei commissari. Se ad Ardizzone da pezzi della minoranza viene riconosciuto la bontà della sua iniziativa istituzionale, dal punto di vista politico qualcuno ha storto il naso quando ha visto che i fondi sono stati tolti ad alcuni enti e ad altri no, come il caso del Corfilac rimasto in piedi mentre il centro Padre Nostro non riceverà contributi. Insomma in aula questa mattina il clima non sarà dei migliori.

Le imboscate per il governo sono dietro l’angolo, anche se c’è chi è convinto che alla fine, seppur con tanti maldipancia e una votazione sull’ottovolante, il testo passerà. All’orizzonte non si intravedono mosse del governo anche se non è escluso un maxi-emendamento in extremis per salvare capra e cavoli. Una delle norme più importanti comunque è stata approvata ieri, quella che autorizza il governo ad accendere un nuovo mutuo, l’ennesimo, per finanziare i comuni che hanno iscritto in bilancio 65 milioni di euro e che non li hanno poi materialmente ricevuti, col rischio di default a catena. Eppure nella manovra che vale circa 180 milioni si potevano benissimo trovare i 65 mln per i comuni, ma è prevalsa la linea di distribuire il tesoretto a pioggia anziché riparare alle emergenze.

A questo punto i fari di sala d’Ercole sono puntati tutti verso i banchi della maggioranza, soprattutto quelli del Pd dove i malpancisti sono tanti. Uno fra tutti Mario Alloro, deputato ennese del Pd, che ieri non l’ha mandata certo a dire: “Non condivido le scelte di Ardizzone, ha tagliato i fondi alla mia provincia per la Kore e l’autodromo di Pergusa, invece ne ha mantenuto altre, un atteggiamento inaccettabile”. Intanto il governo deve capire come risolvere la grana dell’art.7 bocciato che prevedeva il pagamento dell’Iva a Trenitalia: 8 milioni 366 mila euro per il 2016. E’ stata cassata col voto segreto chiesto dal deputato Mpa Giovanni Greco. All’Economia hanno calcolato che lo sgambetto significherà un debito fuori bilancio di 110 mln di euro. Una bella gatta da pelare per l’assessore Alessandro Baccei. Incrociano le dita, invece, i comuni. Incassato l’ok alla norma sul mutuo ora aspettano il via libera definitivo alla manovra. Secondo l’Anci una volta passata, nessun comune avrà meno risorse del 2015. Le danze sono aperte.

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