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“Tutto è cambiato il 24 febbraio quando mia mamma al telefono mi ha detto: qui bombardano. Non ci potevo credere”. Liudmyla Kalishevska racconta il viaggio di sua madre Tatiana, 73 anni, dall’Ucraina a Messina con ogni mezzo possibile: auto, treno, pullman, più l’attraversamento del confine a piedi, in fila, una lunghissima fila. Prima più di un giorno per attraversare l’Ucraina, poi 3 giorni le varie tappe per arrivare fino a Messina. L’abbiamo intervistata a margine dell’incontro organizzato dalla Cisl Messina insieme alle associazioni Anteas Cisl e Anolf Cisl per continuare le raccolte di aiuti. La madre Tatiana non parla l’italiano ed è Liudmyla a raccontare il viaggio, tra emozione e gioia per averla accanto.
IN VIAGGIO VERSO MESSINA
“Quando mia madre mi ha detto che stavano bombardando la nostra città non potevo crederci. Nel 2022 ci parliamo, c’è il dialogo, non possiamo combattere. Con mia madre c’è mio fratello ma lo chiameranno per difendere la città, lui ha anche un figlio di 25 anni. Non potevo lasciare mia mamma da sola lì. Così le ho detto prendi la borsa e parti. Mio fratello l’ha aiutata a salire sul treno perché c’erano tantissime persone. Ha fatto 12 ore sul treno, poi è arrivata al confine con la Romania e anche lì altre 10 ore di attesa. Poi al confine ha dovuto fare una fila e ha attraversato a piedi. E’ stato il momento più brutto. In fila con migliaia di persone mi ha scritto: qui muoio. Poi è arrivata in Ungheria. Quando alla fine è arrivata qui era distrutta”.
Non riesce a non piangere quando ricorda il lungo viaggio della madre e l’emozione del vederla comunque tra le sue braccia, sana e salva all’arrivo. Un viaggio che è stato possibile grazie anche alla solidarietà. Il grazie di Liudmyla è lo stesso che nei loro racconti hanno voluto esprimere sia Miroslawa che insieme all’amica Tatiana ha portato 35 tonnellate di aiuti che Valentina, in preda all’angoscia per il figlio rimasto in Ucraina con il nipotini.
“Io voglio ringraziare davvero tutti perché hanno fatto tanto per noi- dice Liudmyla- I compagni di scuola dei miei figli si sono mobilitati e anche oggi continuano a chiederci cosa possono fare per aiutarci. Grazie al mio datore di lavoro mia mamma ha potuto avere il biglietto di viaggio ed è qui. Quello che sta accadendo in Ucraina è terribile, noi abbiamo parenti a Mariupol non li sento da tre settimane non sappiamo se sono vivi. Io sento tante persone lì e mi dicono: noi restiamo qui, questa è la nostra terra, la nostra patria e dobbiamo difenderla”