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Nuovo allestimento per “Spettri” nella nuova edizione diretta da Walter Pagliaro che debutterà, in prima nazionale, al Teatro Biondo di Palermo, che lo produce, venerdì 22 febbraio (sala Grande, ore 21).
Gli Spettri che Ibsen aveva immaginato nel 1881 non sono, secondo Pagliaro, i fantasmi del passato che ritornano, ma “ogni specie di vecchie morte opinioni e ogni genere di vecchie morte credenze“, citando il testo originale.
“Ibsen – spiega il regista – allude ai pregiudizi, alle false apparenze, ai rimorsi, alle fobie che paralizzano la libera espansione dell’individuo. Ciascun personaggio del dramma lotta con i propri spettri: chi con l’avidità, chi con l’etilismo, chi con l’infingardaggine, chi col dogmatismo, chi con la viltà“.
Gli Spettri che mette in scena Pagliaro fluttuano continuamente dalle rimosse esperienze, ma incidono naturalmente sui comportamenti e sulle urgenze che il presente reclama.
Sulla scena protagonisti sono Micaela Esdra (nel ruolo di Helene Alving) e Massimo Venturiello (nel ruolo del Pastore Manders), al loro fianco Matteo Baronchelli (Osvald Alving), Riccardo Zini (il falegname Jakob Engstrand) e Roberta Azzarone (Regine Engstrand); le scene sono di Michele Ciacciofera, i costumi di Annalisa Di Piero e le musiche originali di Germano Mazzocchetti.
C’è un’intuizione in Ibsen che anticipa sorprendentemente il pensiero del Novecento: l’idea che ci sia una simbiosi autolesionista fra potere e schiavitù. Tutti i grandi personaggi ibseniani sono, al tempo stesso, despoti e schiavi, carnefici e vittime. A questa condanna non si sottrae la protagonista di Spettri: Helene Alving è una donna coraggiosa, intelligente, anche emancipata, tuttavia non riesce a liberarsi dai fantasmi di una società oppressiva che si è illusa di poter controllare.
In questo nuovo allestimento il passato trova forma in quella serra che circonda la casa degli Alving: la natura si insinua progressivamente nel salotto borghese dove si svolge uno scontro mortale fra madre e figlio.
La ricca complessità della formula di Spettri, col suo strutturale rigore, i suoi morti più potenti dei vivi, con le sue fatali e quasi geometriche simmetrie e corrispondenze, lo humour nero e gli incendi simbolici, fa sì che il racconto dello sfaldarsi di una casa perturbata, già ci proietti sul versante pre-espressionistico del “dramma da camera” sviluppato da Strindberg nei primi anni del Novecento.
Repliche fino al 3 marzo.
Foto di scena di Rosellina Garbo