Con il progetto “Muoviamo i fili. I Pupi della Legalità” promosso dall’Istituto Penale per Minorenni “Malaspina” di Palermo guidato dalla direttrice Clara Pangaro. Angelo Sicilia ha coordinato i lavori del progetto con la conclusione che ha visto la realizzazione dello spettacolo “Chi tace è complice”, che porta il titolo di una delle frasi pronunciate dal sociologo Danilo Dolci, intellettuale di Trieste che nel ’52 scelse di vivere in Sicilia facendo un’emigrazione al contrario. Ieri, lo spettacolo finale all’interno dell’istituto con sei detenuti che sono diventati pupari per l’occasione.
“I ragazzi hanno realizzato questa storia e mettendola in scena basandosi su alcuni aspetti importanti dell’opera del sociologo – spiega Angelo Sicilia, che attraverso i pupi promuove messaggi di legalità -. Il trasferimento dal nord al sud in una realtà difficile come la nostra, la creazione del Borgo di Dio, che esiste ancora oggi, divenuta una struttura socioeducativa che ha dato a tanti ragazzi la possibilità di studiare”. I detenuti hanno conosciuto la figura e la storia del sociologo: dal primo sciopero alla rovescia nel ’56, che ha coinvolto disoccupati, contadini e pescatori di Trappeto e Partinico che, ispirandosi all’articolo 4 della Costituzione, resero fruibile una ‘trazzera’ in poco tempo, alla radio dei poveri cristi. “Nel 1970 a due anni dal terremoto del Belìce – ricorda Sicilia -, Dolci realizzò la prima radio privata in Italia. Proprio a Trappeto, per 26 ore, partiva: ‘Sos, questa è la radio dei poveri cristi’. Messaggio per denunciare la terribile condizione dei terremotati, a cui mancavano case, strutture essenziali e servizi”.
Un laboratorio all’interno del Malaspina
“I ragazzi hanno partecipato con grande entusiasmo e coinvolgimento alla realizzazione delle scenografie dello spettacolo mettendo da parte la propria condizione personale per qualche ora, e rilassandosi. Un lavoro di 3-4 mesi per 1-2 giorni alla settimana – spiega la scenografa Sofia Gargano -. La pittura crea quel miracolo di distacco dai propri pensieri. La creatività aiuta i ragazzi a dare il meglio di sé. Hanno anche lavorato in squadra riscoprendo il senso del gruppo. Tre, quattro ragazzi hanno lavorato alla stessa tela: una stoffa di grandi dimensioni, dipinta con bianco acrilico, intelaiata con una cornice per poi dipingervi sopra gli scenari della narrazione”.
Il progetto “Muoviamo i fili. I pupi della legalità”
Per il quinto anno Angelo Sicilia lavora accanto ai ragazzi del Malaspina guidandoli in tutte le fasi di realizzazione di uno spettacolo di teatro dei pupi, che è stato poi portato in scena. Portando ogni anno un diverso tema educativo. Dall’immigrazione alla discriminazione razziale del popolo ebraico alla strage delle Foibe. Dall’esperienza personale dei giovani detenuti, protagonisti del progetto, spesso provenienti dalle periferie di Palermo, alla storia di Francesca Morvillo, magistrato al Tribunale dei Minori, nei 30 anni della strage di Capaci.
Un progetto portato avanti in questi ultimi anni con il Centro di Giustizia Minorile della Sicilia, con gli USSM di Palermo, Messina e Caltanissetta e gli IPM di Palermo e Caltanissetta.
“Tanti ragazzi negli anni hanno conosciuto Angelo Sicilia apprezzando il suo teatro. Alcuni di loro hanno scoperto di essere bravi nel prestare la voce ai pupi, quindi ad immedesimarsi, altri a manovrare un pupo – spiega Maria Mercadante, funzionario della professionalità pedagogica in servizio presso l’Istituto Penale Minorile “Malaspina” di Palermo -. L’aspetto di Danilo Dolci come educatore e il suo messaggio di non violenza, è quello che vogliamo trasmettere a questi ragazzi. Per loro l’esperienza artistica teatrale è prima di tutto un’esperienza umana, relativa al rapporto umano che Angelo riesce a stabilire con loro raccontando e mostrando la potenza del teatro attraverso la sua esperienza diretta, le storie da lui scelte e da lui scritturate. E qualche ragazzo conosciuto da noi, che adesso si trova in libertà, continua a mantenere rapporti professionali con lui”.