La terza sezione del Tribunale di Palermo ha condannato a un anno e sei mesi, pena sospesa, il presidente del Consiglio comunale del capoluogo siciliano, Salvatore Orlando, detto Totò. E’ accusato di tentata concussione per avere cercato di ottenere la nomina di un dirigente, Antonino Rera, pure lui sotto processo, ma per favoreggiamento: e lui è stato invece assolto per avere ritrattato le dichiarazioni ritenute false, con cui aveva cercato di agevolare Orlando.
Nel giudizio, celebrato dal collegio presieduto da Fabrizio La Cascia, i pm Claudia Bevilacqua e Giovanni Antoci avevano chiesto 3 anni e 6 mesi per Orlando, difeso dall’avvocato Roberto Mangano, e due per l’altro imputato, assistito dagli avvocati Monica Genovese e Toto Cordaro. L’inchiesta era legata alla selezione del responsabile dell’ufficio di consulenza giuridico amministrativa del Consiglio comunale.
Secondo l’accusa, Totò Orlando avrebbe cercato di far nominare Rera, esercitando pressioni su due componenti della commissione, Serafino Di Peri e Dario Gristina. Le pressioni non furono raccolte e dopo che lo scandalo venne fuori fu scelto Nicolo’ Giuffrida. Di Peri si era costituito parte civile, con l’assistenza degli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, sostenendo di essere stato costretto a lasciare in anticipo i propri incarichi al Comune, perché mobbizzato a causa della vicenda. A Di Peri toccherà un risarcimento del danno. Salvatore Orlando rischia ora di essere sospeso dall’incarico di presidente e di consigliere comunale, per effetto dell’applicazione della legge Severino, sebbene a tal proposito, secondo quanto riporta un parere del dipartimento Affari interni e territoriali del ministero dell’Interno, “Il tentativo di concussione in quanto reato autonomo, non può essere assimilato al corrispondente delitto consumato”, e pertanto potrebbe non doversi applicare la sospensione.