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Terremoto su Blutec, arrestati il presidente e l’amministratore delegato

martedì 12 Marzo 2019
blutec
Ex Blutec

Il presidente del consiglio di amministrazione Roberto Ginatta e l’amministratore delegato Cosimo di Cursi della Blutec Spa, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, sono stati posti agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato. Contestualmente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec, nonché delle disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari riconducibili agli indagati fino all’importo di 16 milioni e 516 mila euro.

L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, riguarderebbe i finanziamenti statali, attraverso Invitalia, per la riapertura dello stabilimento, dove Blutec avrebbe dovuto produrre auto elettriche.

A Roberto Ginetta e Cosimo Di Cursi è stata notificata anche una misura interdittiva, per la durata di 12 mesi, che riguarda il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.

Operai Blutec sotto choc a Termini Imerese: uomini della Guardia di finanza hanno apposto i sigilli agli impianti della fabbrica su disposizione della Procura che ha emesso provvedimenti di arresto nei confronti del presidente e dell’amministratore delegato, Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi, per malversazione ai danni dello Stato. I lavoratori hanno assistito al sequestro da parte dei finanzieri che hanno perquisito gli uffici amministrativi.

Le accuse dei pm

“Solo 5 milioni di euro, dei 21 erogati a Blutec, sono stati destinati allo scopo del programma di sviluppo finalizzato alla riconversione e riqualificazione del polo industriale di Termini Imerese. Gli altri 16 milioni di euro sono scomparsi”. Lo ha evidenziato, nel corso di una conferenza stampa alla Procura di Termini Imerese, il sostituto Guido Schininà, che insieme al procuratore Ambrogio Cartosio ha condotto l’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari nei confronti di Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta.

Ad entrambi è stato contestato il reato di malversazione di fondi pubblici e nei loro confronti è stata disposta la misura del divieto per la durata di 12 mesi di esercitare “imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Con quei 5 milioni sono stati acquistati macchinari – ha aggiunto il pm – ma non è stata rilanciata l’attività industriale”.
La Blutec ha stabilimenti in diverse parti d’Italia ed il provvedimento della Procura di Termini Imerese riguarda l’intero gruppo e le quote societarie. La società, costituita nel 2014, ha sede a Pescara e un altro stabilimento si trova nel torinese.
“Da domani sarà un amministratore giudiziario a occuparsi della società”, ha sottolineato il comandante del nucleo di polizia Economico-finanziaria delle Fiamme gialle di Palermo, colonnello Cosmo Virgilio – Abbiamo accertato che ci sono stati movimenti finanziari dopo l’accredito delle somme da parte di Invitalia per lo stabilimento di Termini. Parte dei fondi ricevuti sono stati oggetto di speculazione finanziaria, hanno prodotto rendimenti poi girati nei conti di altre società del gruppo”.
Di Cursi al momento si trova in Brasile, dove il gruppo della famiglia Ginatta dispone di un sito produttivo, ma l’avvocato difensore ha fatto sapere alla Procura che “l’indagato non ha alcuna intenzione di sottrarsi al provvedimento”.

Ci sarebbero anche delle spese fantasma, come quella per un costoso software mai arrivato nello stabilimento di Termini Imerese. Secondo le Fiamme Gialle sarebbero stati distratti dai vertici di Blutec 16,5 milioni. Per il gip Stefania Gallì, emergerebbero “gravi indizi di colpevolezza” a carico di entrambi gli indagati”.

Nel dicembre del 2016 Invitalia dispone il trasferimento in favore di Blutec, totalmente partecipata da Metec, a sua volta di proprietà al 100% di Roberto Ginatta, di 21 milioni di euro. Fondi necessari ad avviare il rilancio della fabbrica abbandonata dall’ex Fiat. Entro giugno 2017, però, l’azienda avrebbe dovuto presentare il primo stato di avanzamento dei lavori per un importo di quasi 19 milioni. Il 6 luglio di quell’anno, dopo un sollecito da parte di Invitalia e comunque oltre il termine inizialmente previsto, Blutec presenta un riepilogo delle spese per poco più di tre milioni di euro e un altro, a marzo 2018 e dopo l’annuncio da parte di Invitalia della revoca delle agevolazioni, di 14,5 milioni. Di queste somme, però, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, giudicava “ammissibili” solo quasi 2 milioni di euro, pari al 2,10% dell’investimento ammesso. Gli stessi funzionari di Invitalia, ascoltati dagli investigatori, avrebbero spiegato come per numerose voci di spesa dichiarate da Blutec non esistessero le relative fatture fiscali e gli ordini di spesa.

Così ad esempio l’ispezione disposta dai pm lo scorso settembre nello stabilimento di Termini Imerese per effettuare un censimento delle singole postazioni informatiche presenti permise di scoprire il ‘software fantasma’, regolarmente indicato tra le spese rendicontate per un importo di circa un milione di euro, escluse le spese di manutenzione. Un programma che non era presente in nessuna delle 41 postazioni e che, pertanto, non era mai stato utilizzato dai dipendenti che, scrive il gip, “non erano neppure formati al loro utilizzo“.

Blutec: “L’azienda è e continua ad essere operativa”

Per effetto di un provvedimento di sequestro emanato dal Tribunale di Termini Imerese, la Blutec spa si trova in amministrazione giudiziaria – fanno sapere dall’azienda –  Sono attualmente in corso le attività di immissione in possesso della società, e nelle prossime ore sarà cura dell’amministratore nominato prendere contatti con tutti gli stakeholders interessati, clienti, partner commerciali, fornitori, al fine di garantire la continuità del ciclo produttivo e la tutela dei posti di lavoro. L’azienda è e continua ad essere operativa“.

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