La Dia di Messina ha eseguito tredici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di politici messinesi, esponenti della criminalità locale, imprenditori e faccendieri. Contestualmente sono stati sequestrati imprese e beni immobili per un valore di svariati milioni di euro.
Fra gli arrestati c’è l’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Emilia Barrile, posta ai domiciliari, ritenuta in passato molto vicina all’ex sindaco ed esponente di Forza Italia Francantonio Genovese, ma che alle ultime amministrative si era candidata a sindaco della città dello Stretto, rompendo con l’ambiente politico di provenienza.
Barrile, prima nel centrosinistra, poi passata al centrodestra per transitare alla fine a una lista civica sua, quella de i Leali, è risultata la più votata alle ultime elezioni comunali dove ha preso 2800 preferenze. La lista, però, non ha superato lo sbarramento del 5% e Barrile non è più tornata al Consiglio Comunale. La donna è accusata di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, atti contrari a doveri ufficio e violazione dei doveri di imparzialità nei confronti della pubblica amministrazione.
All’ex presidente del Consiglio comunale viene contestato un comportamento volto a favorire imprenditori a scapito di altri, mediante la violazione del sistema informatico del Comune. Fra coloro che avrebbero beneficiato di tali comportamenti, secondo i pm vi sarebbe Toni Fiorino, proprietario di una rete di supermercati.
L’inchiesta, denominata ‘Terzo livello‘, ha svelato l’esistenza di un comitato d’affari che per anni avrebbe gestito la cosa pubblica nella città dello Stretto. Tredici in tutto gli indagati, di cui undici sono stati posti agli arresti.
L’operazione è stata condotta dalla Dia di Messina insieme al centro operativo di Catania e ai centri e sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro e Agrigento. A coordinare il blitz la procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, secondo cui gli indagati avrebbero intessuto fra loro rapporti clientelari nella gestione della cosa pubblica.
“Le indagini – scrive il gip che ha disposto le misure cautelari – rivelano la consuetudine della Barrile allo sfruttamento del potere di influenza che deriva dal ruolo pubblico per esercitare pressioni su dirigenti e funzionari del Comune per garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un ristretto gruppo di imprenditori cittadini a lei collegati da un inquietante logica del do ut des, essenzialmente costituito con prospettiva di ritorno sia elettorale che di assunzioni di parenti vicini presso attività imprenditoriali”.
Secondo gli investigatori, inoltre, la donna era il vero dominus di due coop, la Peloritana Servizi e la Universo Ambiente, che gestiva attraverso prestanome. Grazie ad amicizie, come quella con un personaggio già coinvolto in un blitz antimafia con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, avrebbe gestito alcuni servizi di ristorazione e di fornitura di steward per il parcheggio all’interno dello stadio cittadino.
L’indagine della Dia coinvolge anche funzionari di alcune partecipate del Comune come l’ATM, società che gestisce i trasporti pubblici.
Leggi qui i particolari dell’inchiesta e i nomi degli indagati
Arresti a Messina fra politici, imprenditori e colletti bianchi. I nomi degli indagati