È un film bellissimo, delicato e per certi versi semplice, che racconta senza alcuna retorica la straordinaria storia di una grandissima donna birmana, Aung San Suu Kyi, Nobel per la Pace nel 1991. È una storia vera che dà il senso della sofferenza, del dolore, ma anche della forza straordinaria espressa da questa donna, che con tenacia, determinazione e con il sano principio della non violenza, ha saputo, da sola, sconfiggere il potente potere militare birmano, cinico e al contempo cieco ad un mondo i cui confini non sono più solo quelli geografici e culturali.
Il 20 novembre 2012, San Suu Kyi, dopo aver conquistato un seggio nel parlamento birmano alle elezioni del mese di aprile dello stesso anno, ricevette la visita commossa del Presidente degli Stati Uniti Obama, in quella che è stata per più di vent’anni la sua casa sul lago e la sua prigione di reclusa ed interdetta dal regime militare birmano.
Il 1° febbraio 2021 lo scenario cambia, si ritorna al passato, al tempo della dittatura militare che Aung San Suu Kyi ha combattuto e sconfitto per quasi dieci anni, essendo stata Presidente del Myanmar fino al primo febbraio scorso, ed essendo stata rieletta a grandissima maggioranza nelle ultime elezioni democratiche del novembre 2020. Il primo febbraio Aung San Suu Kyi viene arrestata e incarcerata dai militari. Ed è a questo proposito che oggi diventa interessante e necessario guardare questo film di Luc Besson del 2011.
APPROFONDIMENTI:
Ansa, 1° febbraio 2021.
Colpo di stato in Myanmar, San Suu Kyi arrestata: “Non accettate il golpe” | Proclamato lo stato d’emergenza per un anno. Biden, rivedremo il regime di sanzioni
Il capo de facto del governo birmano Aung San Suu Kyi è stata “arrestata” dai militari. Lo ha detto all’Afp un portavoce del partito della premio Nobel, la Lega nazionale per la democrazia (LND). Tutti i poteri in Myanmar sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate. La decisione è stata annunciata dall’esercito poco dopo l’annuncio dello stato di emergenza per un anno e della presidenza ad interim affidata al generale Myint Swe, che era uno dei due vicepresidenti in carica. Aung San Suu Kyi ha esortato il popolo birmano a “non accettare il colpo di Stato”: lo ha riferito il partito della leader birmana.
“Abbiamo sentito che è detenuta a Naypyidaw (la capitale del Paese, ndr)”, ha detto la portavoce Myo Nyunt. Anche altri funzionari del partito sono stati arrestati. Nessuna conferma dal portavoce dell’esercito. I militari denunciano da diverse settimane frodi durante le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte in modo schiacciante dall’LND. Gli arresti sono avvenuti poche ore prima della riunione inaugurale del Parlamento recentemente insediato. Con il pretesto della pandemia di coronavirus, le elezioni “non sono state né libere né eque”, ha assicurato in conferenza stampa la scorsa settimana il portavoce dell’esercito, il maggiore generale Zaw Min Tun.
Biden, rivedremo il regime di sanzioni – Gli Usa “rivedranno immediatamente le leggi e i poteri sulle sanzioni” alla Birmania e “prenderanno un’azione appropriata”: lo ha annunciato Joe Biden, dopo il colpo di stato. Le sanzioni erano state rimosse nell’ultimo decennio in seguito al progresso verso la democrazia. Il presidente Usa ha assicurato che “lavoreremo con i nostri partner nella regione e con il mondo per sostenere il ritorno della democrazia e del ruolo della legge, come pure per chiamare a rispondere i responsabili del ribaltamento della transizione democratica birmana”.
I militari affermano di aver identificato milioni di casi di frode, tra cui migliaia di centenari o minori che risulterebbero tra i votanti. Più di una dozzina di ambasciate, tra cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell’Unione Europea, lo scorso venerdì avevano sollecitato la Birmania ad “aderire a standard democratici”, che assieme all’Onu, temevano il colpo di stato. Il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, molto criticato a livello internazionale per la gestione della crisi musulmana Rohingya ma ancora adorato dalla maggioranza della popolazione, ha ottenuto una schiacciante vittoria a novembre. È la seconda vittoria nelle elezioni generali dal 2011, quando la giunta che ha governato il Paese per mezzo secolo è stata sciolta. L’esercito, tuttavia, mantiene un potere molto importante, avendo il controllo su tre ministeri chiave (Interno, Difesa e Confini).
L’esercito birmano ha annunciato di volere indire nuove elezioni “libere e regolari” alla fine dello stato di emergenza di un anno, per organizzare un trasferimento dei poteri assunti oggi con il colpo di Stato. Lo ha annunciato la tv gestita dai militari.
Gli Stati Uniti “continuano ad affermare il loro forte appoggio per le istituzioni democratiche” della Birmania e “in coordinamento con i nostri partener nell’area, chiediamo alle forze armate e a tutte le altre” parti in causa “di aderire alle norme democratiche e di rilasciare i detenuti”. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che il presidente Joe Biden è stato informato sugli eventi in Birmania, incluso l’arresto di Aung San Suu Kyi. Gli Usa, “allarmati” dalle informazioni che arrivano dalla Birmania, si oppongono a ogni tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o impedire una democratica transizione”.
“Condanno fermamente il colpo di stato dei militari” in Birmania “e chiedo un immediato rilascio dei detenuti. I risultati elettorali e la costituzione devono essere rispettati. Il popolo” della Birmania “vuole la democrazia. L’Ue è con loro”. Così l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, su Twitter.
Il premier britannico Boris Johnson ha condannato oggi il colpo di Stato in Birmania e l’arresto della leader Aung San Suu Kyi. “Condanno il colpo di Stato e l’incarcerazione illegale di civili, compresa Aung San Suu Kyi, in Birmania – ha twittato Johnson -. Il voto del popolo deve essere rispettato e i leader civili rilasciati”.
FONTE ANSA:
Trama da Coming Soon:
«The Lady – L’amore per la libertà è un film del 2011 diretto da Luc Besson, basato sulla vita dell’attivista birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Nel 1947, la Birmania ottiene l’indipendenza grazie al contributo di Aung San, il quale però viene poco dopo assassinato insieme ai suoi compagni da un gruppo di soldati. Quell’uomo era il padre di Aung San Suu Kyi (Michelle Yeoh), che ora vive felicemente a Londra col marito Michael Aris (David Thewlis) e i due figli. Nel 1988 Suu è costretta a tornare dopo molti anni nel suo paese d’origine per assistere la madre, gravemente malata. Lì si rende conto con i propri occhi che la dittatura militare birmana sta soffocando col sangue e la violenza le rivolte del popolo. Capisce quindi che la Birmania ha bisogno di un cambiamento politico e si unisce al movimento per la libertà della nazione, diventandone la portavoce. Dopo essere diventata un simbolo di speranza per il popolo birmano, il governo condanna Suu agli arresti domiciliari, separandola per lungo tempo dai suoi affetti più cari, a cui viene negato l’accesso in Birmania. Ma Suu, grazie al suo coraggio e alla sua determinazione, continua a portare avanti la propria battaglia per la libertà della Birmania.»
“The Lady – L’amore per la libertà” su TIMVISION
https://www.timvision.it/detail/50404994-the-lady-l-amore-per-la-liberta
Scheda IMDb
https://www.imdb.com/title/tt1802197/
Trailer su YouTube
Andrea Giostra
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