Vorrei ricordare Totò Schillaci attraverso un commento sulla sua figura tracciato da Emanuele Macaluso, siciliano, storico dirigente del PCI e senatore della Repubblica, allorché Totò assurse agli onori della cronaca non solo sportiva per le sue doti di calciatore che mostrava in ogni partita della nazionale nel corso dei mondiali del 1990 che si svolsero in Italia.
Macaluso fu colpito dal suo volto e dalla sua espressione che le immagini televisive riportarono in cui si vede Schillaci seduto sul terreno di gioco dopo avere sbagliato un tiro: “I suoi occhi lucidi e roteanti che esprimono uno stupore ingenuo e furbo al tempo stesso……la sua statura, il colore della pelle, l’espressione del suo volto, la sua andatura , la sua parlata sono quelli di un ragazzo della Palermo degradata“.
Macaluso polemizzò duramente con quanti soprattutto della stampa del nord mostravano un certo snobismo, non potendo criticare la bravura calcistica, circa le sue origini sociali un po’ con la puzza sotto il naso come Gianni Brera, era come se avessero invitato a tavola un parente povero. Io non so – scrisse Macaluso – se mangia gli spaghetti con il cucchiaio o con la forchetta e se si attacca il tovagliolo al collo, so soltanto che è un giovane come tanti altri che sa giocare a pallone e anche bene e che fa i goal.
Per tanti palermitani, però , Schillaci non solo in quel momento particolarmente felice per lui, rappresentò soltanto un calciatore.
Per Macaluso era diventato un simbolo con cui si sono identificati quasi un vendicatore che da una borgata di Palermo porta l’Italia in paradiso.
Dice , infatti, Macaluso :
“Lui, Schillaci quello che vediamo tutte le sere ha forza interiore ma anche rassegnazione. Totò parla di tutto e di tutti con rispetto. Si muove con la preoccupazione di rompere qualcosa e cammina su una corda come un equilibrista che non deve scartare né in un senso né in un altro. Non deve stupire questa ossequiosità recitata con più spontaneità di altri compagni di squadra.
Fa parte della storia dei quartieri popolari di Palermo, da dove sono partite tutte le rivoluzioni e tutte le manifestazioni di sanfedismo e rassegnazione. Sono questi popolari combattenti coraggiosi o cortigiani e spesso sommano le due contraddizioni.
Quando Schillaci gioca mi pare che esprima la prima quando riposa la seconda di queste caratteristiche. Ha dentro di sé un antico retaggio orgoglioso e pregiudizio, certezze e dubbio, miseria e nobiltà, furbizia e ingenuità, fame atavica e timori per un domani che rimane sempre incerto anche se diventa ricco.
Questo ragazzo, quindi, è sé stesso e ogni siciliano vede in lui un pezzo di sé stesso anche solo un pezzo. E ha una autenticità che trasmette a tutti gli italiani non solo con i suoi goal“.
Ecco perché Palermo e la Sicilia non possono dimenticare Totò Schillaci.