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Tra mini ristori e norme per stabilizzare i lavoratori, la manovra arriva a Sala d’Ercole

mercoledì 10 Marzo 2021
palazzo dei normanni
Palazzo dei Normanni

Slitta ancora la seduta a Palazzo dei Normanni sulla discussione della manovra finanziaria regionale, causa la mancata completezza dei documenti normativi.

I parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana, si riuniranno questo pomeriggio alle 18, essendo stato incardinato all’ordine del giorno di  Sala d’Ercole l’esame dei ddl “Bilancio di previsione della Regione Siciliana per il triennio 2021/2023” (n.961/A) e “Legge di Stabilità regionale 2021/2023” (n.962/A).

E’ un atto imponente quello approvato dalla II Commissione legislativa permanente del Parlamento siciliano, “una norma omnibus” così la definisce Marianna Caronia, deputata di Forza Italia e componente della Commissione Bilancio.

Marianna Caronia
Marianna Caronia

Una manovra che dovrebbe contenere un articolato maggiormente rispondente alle esigenze legate all’emergenza epidemiologica da Covid19: “Sono stati inseriti molti testi che oggettivamente hanno poco a che vedere con una Finanziaria da Covid. Ho rivelato una scarsa presenza di norme che servono ai ristori, infatti con il gruppo e con altri parlamentari stiamo riproponendo una riscrittura per dare maggiore significato al fatto che siamo ancora di fronte ad un grave momento di difficoltà economica e sanitaria. Mi aspetto che molte norme superflue non vengano approvate che ci sia una convergenza di tutti i partiti per trovare tutti i ristori per le categorie più colpite, senza intestarsi una battaglia che abbia un colore politico. In un momento di pandemia come questo, ci vuole un atto di forza da parte di tutti i gruppi parlamentari”, dichiara la deputata azzurra.

La finanziaria del 2021 dovrebbe contenere le tanto attese misure ristori che servono a contenere la chiusura di tante attività che si occupano di alcuni settori, come quelli legati alla ristorazione e al turismo, maggiormente colpiti durante il lockdown.

Norme rilevanti hanno a che vedere con i comparti lavorativi, considerate le problematiche occupazionali. La Regione Siciliana sta, adempio, tentando di mettere in sicurezza il personale di Riscossione Sicilia che dovrebbe transitare verso l’Agenzia delle Entrate, anche se la normativa nazionale di riferimento non specifica il punto in modo chiaro.  Perciò i parlamentari stanno provvedendo a fronte del ripianamento dei debiti della società.

L’attenzione politica riguarda anche la questione storica della stabilizzazione dei precari Asu, ampiamente discussa nel corso dei lavori d’aula e finalmente portata a compimento dalle forze di maggioranza, mediante la previsione di una norma che contempli la possibilità di firmare un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Dopo 25 anni di attesa, questi soggetti potranno essere così riconosciuti come lavoratori e non come assistiti.

Insomma, un atto dovuto da una Regione che promuove il lavoro come obiettivo principale dell’azione di governo.

Le norme di questa manovra finanziaria sono davvero tante, e diverse sono quelle disposizioni che hanno determinato decurtazioni importanti, soprattutto all’interno degli Enti locali, penalizzati moltissimo dai trasferimenti nazionali. Oggi il Fondo delle Autonomie conta di appena 340 milioni di euro per circa 400 Comuni e con queste somme bisogna fare quasi tutto. Ed è chiaro che se le riserve, ad oggi rimaste, incidono per 36 milioni, rimangono poco più di 300 milioni per permettere ai Comuni della Regione Siciliana di poter espletare tutte le attività amministrative, da quelle obbligatorie a quelle opzionali.

Torna il tema del sociale e ne paga il conto il Terzo settore a causa della compressione della spesa sociale. I tagli alla capacità di contribuire dell’ente locale creano all’amministratore pubblico delle difficoltà, di fronte alla scelta se finanziare i rifiuti, piuttosto che l’igiene o  le case che accolgono i minori assegnati dal Tribunale perché vittime di violenza.

C’è la necessità di garantire l’erogazione di servizi pubblici essenziali da parte dei Comuni, che non può essere compromessa dalla rivendicazione di altre bandiere e iniziative, senz’altro lodevoli, ma meno importanti rispetto al momento storico, economico e sociale che la comunità civile è costretta a subire.

Perciò i tagli apportati, anche dal governo nazionale, di riflesso cagionano un disagio che si ripercuote nella vita quotidiana del cittadino, fruitore di quei servizi.

 

 

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