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Traffico di coca tra Palermo e Trapani, risolto anche un “cold case” | VIDEO

lunedì 17 Maggio 2021

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Digli che se lo vengono a prendere qua, che è tutto scannato. E’ tutto a pezzi, tutto rotto… diglielo a Gaspare che lo abbiamo rotto… lo abbiamo incontrato a Partinico“. Si sente questo in una intercettazione nell’ambito dell’operazione antidroga della polizia contro un spaccio di cocaina tra le province di Palermo e Trapani.

Emerge uno spaccato davvero inquietante dall’operazione antidroga Mirò, eseguita lungo l’asse Palermo Trapani, con una trentina di arresti fatti dalla Questura di Palermo. Uno dei particolari emersi è che i pestaggi ai danni di chi non pagava erano la norma. Nella telefonata che abbiamo riportato all’inizio, dall’altro capo del telefono una voce femminile: “Non posso venire a prenderlo, perché devo lavorare“. “Ma Gaspare dov’é? diglielo che l’abbiamo rotto tutto“, è la pressante sollecitazione. “Va bene glielo dico“.

Captata anche una telefonata che riguarda soldi e dosi: parlano due fidanzati soddisfatti dell’incasso, soprattutto l’uomo, finito in carcere: “Bravo sono“. Lei, andata ai domiciliari, si dedicava al confezionamento e alla contabilità.

Ci sono anche un cold case, la rapina a una gioielleria di Partinico del 2013, con i ladri vestiti da militari (uno dei soggetti arrestati era il basista e custode di un complice rimasto ferito durante il crimine degli anni scorsi), e una fitta rete di furti di rame che entrano nell’indagine, cominciata dalla richiesta di una mamma che ha denunciato gli spacciatori a causa dello stato di tossicodipendenza del figlio.

Ben 290 cessioni verificate, con il coinvolgimento dei comuni di Alcamo, Partinico, Castellammare del Golfo e Trappeto.

C’era poi il ‘nonno spacciatore‘, che cedeva le dosi mentre andava ad accompagnare la nipotina in piscina o durante altre attività, chiedendo addirittura alla bambina di contare i soldi provento dello spaccio.

LA CONFERENZA STAMPA

“E’ una bella indagine che dimostra che non e’ la questura di Palermo, ma la questura della provincia di Palermo“. Cosi’ Leopoldo Laricchia, questore di Palermo, nel corso di una conferenza stampa nella quale sono stati illustrati i dettagli dell’operazione Miro
L’operazione ha portato a 30 misure cautelari – ha aggiunto – che non sono poche. Vi e’ stata un’attivita’ investigativa molto elaborata durata 2 anni. Per undici di loro ci sara’ il carcere 15 ai domiciliari e 4 obbligo di presentazione. Mafia? Non sono stati riscontrati contatti, ma dubito che la criminalita’ organizzata sia all’oscuro di tutto. Le figure principali sono due pluripregiudicati che hanno organizzato il traffico, gli altri sono galoppini e pusher. Nomi? Secondo indicazioni della procura della Repubblica non possiamo divulgarli. Una persona ha anche precedenti per mafia, 416bis”.

E’ un’attivita’ che inizia con la richiesta di una mamma che chiedeva aiuto per lo stato di dipendenza di cui soffre il figlio – ha continuato il Commissario Capo di Partinico, Carlo Nicotri -in questo modo abbiamo tracciato i primi segni che hanno portato all’inizio dell’attivita’ vera e propria. Il tutto era capeggiato da due figure principali che avevano costituito una importante rete. Non e’ stata riscontrata un’organizzazione, ma due soggetti che ‘con bravura’ concordavano con piccoli spacciatori singoli tranche di vendita”.

Le indagini hanno preso il via a gennaio 2019 grazie alla denuncia di una mamma coraggio che si è presentata in commissariato per chiedere aiuto per il figlio tossicodipedente. Da quel momento sono partite le intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno fatto emergere una rete di spaccio che si estende oltre che nella provincia di Palermo anche in diversi comuni del trapanese“, prosegue Nicotri.

I reati contestati sono spaccio di stupefacenti, tentata estorsione, rapina e furto. Dalle indagini – coordinate dall’aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Enrico Bologna e Giorgia Spiri – non emergono al momento contatti organici con la criminalità organizzata: “tuttavia – aggiunge il questore – pur non emergendo al momento contatti operativi e organici non si può dire che cosa nostra sia all’oscuro”: Tra gli 11 arresti uno risulta avere precedenti penali per 416 bis.

 

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