Il trenino non riesce a lasciare la stazione. Regna l’impasse sui lavori per realizzare la linea C del tram a Palermo. Cantieri che, secondo i progetti iniziali, sarebbero dovuti partire addirittura a giugno 2024. Poi arrivò il primo rinvio, con data posticipata a settembre 2024. Una scadenza successivamente portata in avanti a dicembre 2024. Poi ulteriormente trasferita a febbraio 2025. Ma anche in quel caso, il via libera atteso non ebbe seguito. Si arriva così ai giorni nostri. Immaginando la famosa voce che accompagna i nostri viaggi in treno, l’annuncio al megafono sulla situazione in essere sarebbe più o meno simile: “L’avvio dei nuovi cantieri viaggia con un anno di ritardo. Ci scusiamo per il disagio“. Ma la brutta notizia deve ancora arrivare. I tempi, purtroppo, non sembrano essere ancora maturi.
I problemi burocratici da superare
Il motivo è presto detto. L’ente verificatore non ha dato ancora l’ok alla progettazione esecutiva concordata fra il Comune di Palermo e la Sys, società incaricata dei lavori. Inoltre, il Ministero si dovrebbe esprimere su alcune questioni relative all’impatto ambientale dell’opera. Fra queste figura anche il destino degli alberi presenti sul percorso dei futuri cantieri. Per gli stessi è previsto un piano per rimuovere circa 300 esemplari arborei di vario tipo collocati fra corso Tukory, via Ernesto Basile e viale Regione Siciliana. Due le soluzioni proposte: la ripiantumazione in altra sede o la sostituzione con nuovi esemplari. Una vicenda sulla quale si attende il via libera definitivo.
Linea C del tram a Palermo, quando partiranno i lavori?
Al netto delle lungaggini burocratiche, appare difficile che tutti questi passaggi vengano conclusi entro il 30 giugno 2025. “Il verificatore ha prescritto alcune modifiche sul progetto della linea C che abbiamo chiesto all’impresa di eseguire nel più breve tempo possibile – spiegano dall’assessorato alla Rigenerazione Urbana -. Alcune di queste riguarderebbero i protocolli di sicurezza da tenere all’interno delle aree di cantiere“. La domanda resta una: quando partiranno i lavori? “Non abbiamo una nuova data – dichiarano dall’assessorato -. L’impresa sta procedendo con la rapidità che gli abbiamo richiesto. È interesse di tutti iniziare i lavori“. Ci sono però alcuni elementi da considerare. A cominciare dallo stop forzato che sarà imposto dalla calura di agosto. In pratica la prima pietra, anzi, la prima rotaia del cantiere potrebbe essere posata non prima di settembre 2025.
Il primo pezzo del puzzle della fase due
La linea C è soltanto il primo step di un pacchetto di opere che comprenderà cinque nuovi percorsi, così come previsto dall’addendum al PUMS. Una lista in cui rientrano le tratte B (Giachery-Notarbartolo), A2 (Notarbartolo-Stadio), E1 (Stadio-Francia) ed F (Stazione Centrale-Stazione Giachery). Un complesso di opere che, secondo le previsioni iniziali, dovrebbe essere concluso entro il 2028. Al momento però non tutte le falangi della fase due del tram hanno la necessaria copertura finanziaria. Per la stessa servirà un’ulteriore iniezione di liquidità, la quale sarà chiave anche per il futuro della fase tre (linee E2, G, A1 e D).
A proposito della linea D, la tratta in questione punta a collegare la stazione Centrale al quartiere di Bonagia. Uno snodo importante per interconnettere maggiormente il centro alle periferie della città. Inoltre, all’interno del progetto è inserito un elemento non di poco conto, ovvero un nuovo ponte sul fiume Oreto. Un’opera ritenuta chiave anche dal Consiglio Comunale che, durante l’approvazione dell’ultimo pacchetto di varianti al progetto del tram a Palermo, ha chiesto all’Amministrazione di darvi priorità. Sulla stessa però pende una valutazione ambientale da parte del Ministero e non ci sarebbero al momento le risorse economiche necessarie per completarla. Inoltre, gli uffici del Comune di Palermo hanno recentemente fallito la seconda scadenza, posta al 31 dicembre 2024, per aggiudicare l’obbligazione giuridicamente vincolante delle linee D, E, F e G. Fatto sul quale da Palazzo delle Aquile è già stato chiesta un’ulteriore proroga al Ministero dei Trasporti. Da Roma però non sarebbe ancora giunta risposta.