Il taglio dei 250 milioni ai Comuni deciso da Roma, dal 2024 al 2028, nell’ultima legge di bilancio non farà che aggravare le criticità degli enti locali già in difficoltà. La Regione, nello specifico, perde circa 40 milioni di euro l’anno e Anci Sicilia lancia l’allarme invitando il governo nazionale a rivedere i criteri di definizione della ripartizione delle risorse.
“Per la prima volta, quest’anno, nella Finanziaria nazionale pluriennale, assistiamo ad un taglio di 1,2 miliardi di euro. Ogni anno ci saranno tagli per 250 milioni di cui 50 milioni da tagliare ai Liberi consorzi, le ex province e Città metropolitane, e 200 milioni a tutti i comuni. Il taglio si aggiunge a tutte le criticità che già vivono i nostri comuni, senza che sia passato l’accordo al vaglio della Conferenza Città- Autonomie locali”, spiega il presidente Paolo Amenta.
Dopo le prime polemiche registrate nella prima riunione tecnica nel mese di maggio della Conferenza Stato-Città, ci sarebbe stato un confronto sui criteri dei tagli, per trovare un punto di caduta tra le richieste avanzate dai sindaci. E qualcosa è cambiato rispetto all’impostazione originaria, ma non in positivo: dal riparto sono stati esclusi i fondi destinati al supporto sociale e quelli relativi a specifiche missioni. Parliamo delle spese per gli asili, e non solo. Spending review per sostenere la spesa pubblica, ma che inciderà in misura maggiore su quegli enti locali che hanno ottenuto più fondi del Pnrr, impegnati nella realizzazione e nella gestione delle opere pubbliche attese dai cittadini. Una mossa contradditoria rispetto allo spirito e le finalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza mettendo a rischio la buona riuscita degli obiettivi almeno per la parte di competenza dei sindaci. Tutti gli investimenti intrapresi, per poter funzionare, richiederanno ai Comuni maggiore spesa corrente.
“Le decisioni dei governi nazionali – prosegue Amenta – non tengono conto della quantità e qualità dei servizi e inoltre nelle condizioni che stanno provando a mettere in atto, la quantità maggiore del taglio inciderà su tutti quei comuni che hanno utilizzato i fondi del Pnrr per fare investimenti. Questo significa costruire contenitori senza avere i soldi per la gestione di questi strumenti. Penso Asili nido, case di comunità, ospedali di prossimità, centro operativi territoriali. Addirittura già sappiamo che con tutti i soldi del Pnrr stiamo costruendo contenitori e non abbiamo nessun programma che finanzia la gestione di queste attività. Abbiamo fatto emergere che il Fondo delle Autonomie locali siciliane, che dà un contributo alle funzioni fondamentali che i comuni devono sviluppare, è arrivato a 350 milioni di euro escluso riserve, 280 milioni. Quindi 391 comuni siciliani si dividono queste somme. Siamo passati da oltre un miliardo alle briciole. Un contributo minimo ad una Regione, come la Sicilia, che conta 5 milioni di abitanti. E mi lascia perplesso il fatto che la sorella Sardegna, che ha 1 milione e 600 mila abitanti, usufruisce di un fondo da 600 milioni di euro per le funzioni fondamentali. Il taglio delle risorse non è equo, non avendo la cognizione di quello che accade in Sicilia dove ci sono 115 comuni fra dissesto e pre-dissesto. L’applicazione della norma finanziaria aggrava il dramma”.
La ripartizione incide sul funzionamento complessivo degli enti locali: controllo del territorio, polizia locale, politiche sociali. “Penso all’assistenza ai disabili con gli Ascom, il trasporto alunni. Per non parlare dei costi sull’energia che vanno pagati con i soldi che abbiamo in bilancio, soldi che servono per la depurazione dell’acqua e per l’illuminazione pubblica”.
“L’impatto che avrà su molte amministrazioni dell’Isola sarà assolutamente negativo – spiega il presidente Paolo Amenta -. Risulta poi incomprensibile che vengano penalizzate, in particolare, quelle che hanno ricevuto maggiori finanziamenti del Pnrr e che hanno realizzato opere assolutamente essenziali per il territorio, per la gestione delle quali occorre sicuramente maggiore spesa corrente. Ci auguriamo che il Governo nazionale riveda quanto finora stabilito in merito alla riduzione delle risorse”.