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Trattativa Stato-mafia: Paolo Bellini a giudizio per la Strage di Bologna

lunedì 15 Febbraio 2021

La completa verità sulla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 non è stata ancora scritta. Ma il prossimo 16 aprile, davanti alla Corte d’Assise di Bologna, con l’inizio dell’ennesimo processo, ad oltre 40 anni da quell’attentato che fece 85 morti e più di 200 feriti, un altro tassello alla ricostruzione della strage potrebbe aggiungersi, chiarendo chi si nascondeva dietro agli esecutori materiali e qual è stato il suo ruolo.

Dopo cinque udienze il Gup Alberto Gamberini ha rinviato a giudizio l’ex ‘Primula nera’ di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini. Ladro, truffatore, killer, esperto d’esplosivi, aviere, collaboratore di giustizia al processo sulla trattativa Stato-Mafia di Palermo del 1992, Bellini per la Procura generale di Bologna, che nel 2017 avocò l’indagine sui mandanti dalla Procura ordinaria, è il “quinto uomo” della strage, insieme ai tre ex Nar già condannati in via definitiva – Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini – e a Gilberto Cavallini, quest’ultimo processato recentemente e ritenuto colpevole in primo grado.

A processo andranno anche l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli, a Roma, per false informazioni al pm. Gli altri protagonisti individuati dalla Procura generale, non più processabili perché tutti deceduti, sono il Venerabile della P2 Licio Gelli, l’imprenditore e banchiere Umberto Ortolani, l’ex prefetto ed ex capo dell’ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato e il giornalista iscritto alla P2 ed ex senatore dell’Msi, Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori della strage.

Le nuove indagini dei magistrati bolognesi (che stanno lavorando anche su una seconda tranche) hanno evidenziato che non furono solo i Nar a commettere la strage, ma sarebbero coinvolte varie formazioni della destra eversiva dell’epoca: Terza Posizione e Ordine Nuovo. Personaggi di più gruppi, alimentati e cementati da un fiume di denaro. Per la Procura generale l’azione stragista fu dunque finanziata da un flusso di milioni di dollari di matrice piduistica a fronte della quale non è possibile credere a Fioravanti e compagni, che hanno sempre sostenuto di essere spontaneisti armati: furono, invece, secondo l’accusa, meri strumenti, “esecutivi prezzolati” di strategie altrui di più alto livello.

In questo contesto Avanguardia Nazionale rappresenterebbe l’anello di congiunzione tra il vertice finanziario organizzativo della strage e Paolo Bellini. Proprio Bellini è stato ricollegato all’attentato da un fotogramma di un filmato amatoriale che ritrae un uomo coi baffi, molto simile a lui, in stazione la mattina del 2 agosto. Durante l’udienza preliminare la difesa dell’imputato ha provato a smentire questa tesi, chiedendo una nuova perizia, rifiutata pero’ dal Gup. Per la Procura generale, però, non c’è solo il filmato Super 8: Bellini per i suoi legami con la destra eversiva e i servizi segreti (anche tramite il padre Aldo), è considerato “in linea” con la figura di chi viene assoldato per partecipare ad un’azione terroristica, come la strage di Bologna, alimentata da un ingente flusso di denaro.

Tra le prove raccolte a suo carico c’è il riconoscimento, nel filmato, ad opera dell’ex moglie e la predisposizione di un “falso alibi”. Quella che ora ha raggiunto la Procura è, quindi, una “visione d’insieme” a cui si è arrivati valutando dati emersi dai vari processi sulle stragi italiane e soprattutto i procedimenti sulla P2 e sul crac del Banco Ambrosiano. “Noi questa indagine non l’abbiamo fatta per secondi fini, come ci era stato in qualche modo rimproverato dalla difesa di Bellini – ha spiegato l’avvocato generale Alberto Candi, che rappresenta la Procura generale – ma perché riteniamo di aver elementi precisi contro l’imputato e per la ricostruzione complessiva che abbiamo fatto“. La Procura generale nei mesi scorsi aveva chiesto l’arresto di Bellini, ipotesi rigettata dal Gip per mancanza di esigenze cautelari, pur ravvisando gravi indizi.

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