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“Trinakria – Angoli segreti” entra all’Ucciardone di Palermo per scoprire stanze e luoghi mai visti | VIDEO SERVIZIO

martedì 27 Novembre 2018

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Trinakria – Angoli segreti” la rubrica de ilSicilia.it, che racconta le straordinarie bellezze culturali e architettoniche della nostra terra attraverso coloro che ne conoscono i misteri, i fatti e gli aneddoti più curiosi, oggi vi porta alla scoperta del carcere Ucciardone di Palermo.

A raccontarci la storia dell’edificio storico, di come vivono i detenuti e delle loro giornate, facendoci visitare stanze e luoghi non accessibili a tutti, sono la direttrice della struttura Rita Barbera, il presidente dell’associazione Antigone Sicilia, Pino Apprendi e il professore e architetto Vincenzo Merlo. Tre sguardi differenti che ci hanno rappresentato tre aspetti diversi di questa affascinante storia tra passato e attualità.

Vincenzo MerloPartendo da un primo approccio storico, il carcere dell’Ucciardone di Palermo, racconta il professore Merlo, “è stato commissionato da Ferdinando I di Borbone nel 1822 all’architetto Vincenzo Di Martino; la tipologia di riferimento è il Panottico di Philadelphia alla Bentham. Al progetto iniziale sono state apportate delle modifiche da parte dell’architetto Niccolò Puglia e dall’architetto Luigi Speranza e in seguito da parte dell’architetto Emanuele Palazzotto. Inizialmente non era stato previsto che proprio sotto l’area centrale del progetto scorreva l’antico letto fluviale del torrente Passo di Rigano, chiamato nel passato Rio Lisciardone, pertanto iniziata la costruzione dei primi edifici (1834-1836), questi cominciarono a sprofondare rendendo impossibile la continuazione dei lavori“.

A tal proposito scrisse il professore Pietro Todaro, studioso del sottosuolo di Palermo “Il torrente era stato deviato qualche decennio prima sulla costa dell’Acquasanta per evitare l’interramento del porto con i suoi sedimenti, avendo proprio lì a S. Lucia la sua foce. L’ignaro architetto non poteva immaginare che il sottosuolo non era costituito da “tufo” bensì da sedimenti plastici e cedevoli di limi argillosi e torba”.

Le informazioni storiche documentate dagli studi del professore Pietro Todaro e da altri studiosi di architettura, considerato che i disegni delle carceri non sono facilmente disponibili per ovvi motivi di sicurezza, non sono state mai approfondite soprattutto alcune questioni specifiche sullo sviluppo del progetto originario. Lo studio svolto con gli studenti durante il corso di Tecnologia del C.P.I.A. Palermo 1 ha cercato di individuare le vicende storiche e attraverso l’osservazione diretta dei manufatti è arrivato a formulare l’ipotesi di come doveva essere il progetto originario, con disegni che hanno portato alla realizzazione del plastico 1:100.

Gli edifici originari costruiti sono: la rotonda, il corpo centrale che avrebbe dovuto ospitare il corpo di guardia, tre blocchi per la detenzione degli otto che si sarebbero dovuti realizzare; la presenza di arconi murati sulle testate dei tre edifici e arconi tompagnati sulle pareti della rotonda, in corrispondenza dei tre blocchi, che “denuncia – afferma il professore Merlo -la volontà di avere dei collegamenti diretti tra il corpo di guardia e gli edifici detentivi per il primo e secondo piano. La rotonda quindi avrebbe dovuto avere la stessa altezza degli otto edifici destinati alla detenzione. La rotonda è sicuramente sprofondata, trovandosi al centro del letto del torrente, infatti oggi ha locali sotto il livello del terreno e si sale una scala per entrare al piano interno di calpestio“.

Nel Polo didattico Pio La Torre è stato aperto il laboratorio artistico artigianale del CPIA Palermo 1, qui è possibile trovare il plastico del progetto originario del Carcere Ucciardone, ma anche sgabelli, armadi, sedie, panche e altri arredi dismessi e recuperati dagli studenti.

Nello stesso edificio al piano terra vi è il Pastificio Giglio che con il lavoro di alcuni detenuti produce all’interno della struttura la pasta Ucciardone che già è possibile acquistare in alcuni punti vendita: “Da tanti anni – afferma la direttrice del carcere Rita Barberal’amministrazione penitenziaria tenta di potenziare il lavoro dei detenuti, si tratta di un’esigenza di gestione, intanto, per occupare il tempo in maniera produttiva e poi per dare ai detenuti il senso di quello che deve essere un impegno lavorativo. Solo che i lavori domestici interni sono sempre troppo pochi rispetto alla richiesta di lavoro che c’è da parte dei detenuti e quindi gli imprenditori che vogliono investire su una risorsa umana come quella della manodopera dei detenuti all’interno del carcere è sempre stato un problema grande”.

Ho trovato l’imprenditore Giglio che ha aderito a questo progetto, perchè già lui aveva fatto una brevissima esperienza nel carcere di Pagliarelli che però poi non diede gli sbocchi che si auspicavano, così ho raccolto questa sua disponibilità e gli ho dato modo di potere entrare all’interno del carcere. Il vantaggio di questa iniziativa è che si tratta di una professionalità di nicchia, per dare alla popolazione carceraria la possibilità di trovare con maggiore facilità un lavoro una volta fuori dal carcere” conclude Rita Barbera.

Un’idea, quella del carcere, che si apre sempre più al mondo esterno, mostrando la sua parte umana profondamente legata alla dignità dell’uomo e al rapporto con gli altri e soprattutto alla famiglia. Per questo all’interno dell’Ucciardone è possibile trovare degli spazi immersi nel verde arredati con giochi per bambini dove i detenuti che sono uomini ma anche padri, mariti, fratelli, possono trascorrere del tempo con le loro famiglie.

pino apprendiA questo si aggiungono anche delle iniziative dedicate proprio alla famiglie della popolazione carceraria per dare loro la possibilità di condividere anche dei momenti piacevoli, a questo proposito il presidente dell’associazione Antigone Sicilia, Pino Apprendi afferma “Da sempre ci occupiamo dei diritti e di casi di denuncia eclatanti legati proprio alla popolazione carceraria, ma ci siamo anche dedicati all’organizzazione di momenti di condivisione ad esempio il pranzo di Pasqua, festività che si trascorre solitamente in famiglia, un momento particolarmente commovente in cui c’erano i detenuti insieme alle mogli, le fidanzate, i bambini. A me piace sottolineare quando ci sono delle iniziative particolarmente coinvolgenti per loro, perchè sicuramente allevia le sofferenze e predispone al futuro perchè si rendono conto che in quel momento lo Stato esercita il ruolo giusto cioè quello di rieducare. Come dico sempre bisogna togliere la libertà se si sbaglia ma mai la dignità“.

C’è molto altro da raccontare sul carcere Ucciardone, l’orto, la sartoria, il canile, ma non vogliamo svelarvi tutto qui, guardate il video servizio per scoprirne altri angoli segreti e storie che non troverete da nessun altra parte.

Buona visione con il video servizio in alto

 

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