“Persone che mi pagano annuali? E io gliele facevo semestrali”. “Ci mettevamo la scadenza annuale, però nel frattempo tu gliela facevi semestrale“. A spiegare uno degli escamotage utilizzati per truffare le compagnie assicurative sono due degli indagati del blitz della Guardia di finanza di Palermo.
Gli specialisti del Gruppo Tutela mercato beni e servizi del Nucleo di polizia economico finanziaria hanno fatto luce su un’organizzazione dedita alle frodi ai danni di compagnie assicurative e di ignari cittadini contraenti. Sono 238 le polizze che per gli investigatori delle Fiamme gialle risulterebbero irregolari. Tre persone sono finite ai domiciliari, per cinque è scattata l’interdizione dall’esercizio della professione in campo assicurativo per sei mesi. Gli indagati, in totale 9 persone, sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività assicurativa, accesso abusivo alle banche dati e truffa assicurativa.
Gli escamotage utilizzati dalla banda erano diversi come le false attestazioni di residenza dei contraenti in Comuni connotati da un parametro tariffario più vantaggioso o le alterazioni dei certificati dello stato di famiglia per far risultare il sottoscrittore della polizza quale convivente con persone rientranti in classi di merito più favorevoli per usufruire delle agevolazioni previste della ‘Legge Bersani’.
“Ora quello ogni volta che manda l’appendi… per fare legge Bersani mi dà la fotocopia della quietanza… la impupa lui come sa fare lui”, spiegava uno degli indagati non sapendo di essere intercettato. Un’altra si preoccupava che l’inganno potesse emergere. “Ma dimmi una cosa ma tutte queste persone di Blufi che non sono blufesi, perché noi conosciamo tutto Blufi e sono persone non di Blufi – diceva -, con gli stati di famiglia, dico, sono persone false, non è che dobbiamo avere problemi perché saranno persone che si fanno falsificare gli stati di famiglia in primis, e le residenze e magari circolano a Napoli… a Palermo o a Bagheria”. “Non te ne mando più Blufi… va bene”, la rassicurava l’interlocutore. Troppo tardi, però. “Nei guai siamo perché chiamarono, dissero che trovarono qualche dodici, tredici stati di famiglia dice che sono falsi”.
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