Avrebbe ottenuto il riconoscimento dell’indennizzo in favore di decine di suoi assistiti con sentenze del Tribunale del lavoro in cause per irregolare licenziamento da una partecipata a un Ente pubblico, ma ne avrebbe consegnato ai clienti una parte e in alcuni casi l’avrebbe trattenuto tutto per sè. E’ l’accusa contestata all’avvocato Fabio Cavallaro, di 49 anni, originario di Milano, che è stato arrestato dalla guardia di finanza del comando provinciale etneo e posto ai domiciliari per truffa aggravata e autoriciclaggio su ordinanza del gip Giuliana Sammartino, emessa su richiesta del sostituto Andrea Norzi del pool reati contro il patrimonio coordinato dall’aggiunto Ignazio Fonzo.
Per “nascondere” i soldi facendone perdere le tracce li depositava in conti non riconducibili al professionista, ma a familiari, o li investiva nel mercato finanziario. Per le “movimentazioni” bancarie effettuate le Fiamme gialle hanno sequestrato 750mila euro su disposizione del gip come chiesto dal pm.
Le vittime sono una trentina di ex dipendenti di Catania Multiservizi spa, che nel 2011 aveva avviato licenziamenti collettivi per 180 dipendenti, che avevano fatto causa alla società partecipata dal Comune. Il legale, secondo quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza, approfittando della procura speciale rilasciata dal cliente e della domiciliazione nel suo studio per le comunicazioni giudiziarie rendeva noto ai suoi assistiti soltanto quello che gli era utile.
Così dopo avere vinto la causa, ottenendo il reintegro del dipendente e il risarcimento di cinque mesi di stipendio e il risarcimento dei contributi, incassava gli oneri e i diritti liquidati dal giudice, versando i soldi in conti bancari non intestati a lui. Se un cliente gli contestava l’incasso delle somme a lui destinate l’avvocato, sostiene la Procura di Catania, emetteva ‘ex post’, cioè successivamente, fatture professionali di analogo importo, sostenendo che aveva preso i soldi a saldo o a parziale pagamento del suo onorario.
Cavallaro, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle del gruppo di Catania, riusciva a cambiare gli assegni “non trasferibili” intestati ai clienti grazie alla sua qualità di procuratore speciale che la banca interpretava come estensibile all’incasso del titolo. Le indagini sono state avviate dalla denuncia di un cliente dell’avvocato che aveva ricevuto dal suo istituto di credito la segnalazione dell’erogazione, nel 2014, di 9 mila euro, mai da lui incassati, scoprendo l’intervento del suo legale nell’operazione.
Nell’inchiesta entra anche una causa di lavoro contro la curatela di un fallimento di una farmacia. Durante l’arco delle indagini della guardia di finanza, che riguardano un periodo compreso tra il 2014 e il 2017, coordinate dal sostituto Andrea Norzi del pool Reati contro il patrimonio, diretto dall’aggiunto Ignazio Fonzo, le movimentazioni in banca dell’avvocato sarebbero state di circa 750 mila euro. E il Pm, ipotizzando il reato di autoriciclaggio, ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro di beni per equivalente, che è stato eseguito da militari del gruppo delle fiamme gialle.