Si allungano ancora i tempi ed è destinata a slittare al 2023 l’introduzione del codice identificativo comunale per le attività del settore ricettivo a Taormina. La novità prospettata dal Comune nel 2021 al momento non si è ancora concretizzata, l’iter non è stato completato ed è sfumato l’obiettivo di introdurre il codice a partire da questa estate. La stagione turistica è già iniziata e non c’è più tempo per avviare subito la stretta. Se ne riparlerà più avanti e lo slittamento preoccupa gli operatori economici perché nell’estate della ripartenza del turismo e in una fase in cui già si registrano tanti arrivi e ci sarà il pienone in città, in sostanza si sperava di poter mettere dei paletti immediati, attraverso questo codice, a coloro che sin qui hanno fatto concorrenza sleale e non sarebbero in linea con i pagamenti delle tasse.
A Taormina si registra ormai un boom di prenotazioni con affitti brevi di b&b, case vacanza e appartamenti e gli operatori in regola lamentano l’impossibilità sinora di differenziarsi dagli abusivi e perciò speravano in un’accelerazione sul codice identificativo per imprimere una stretta nel contrasto a questo fenomeno.
Le strutture dell’extralberghiero di Taormina che vendono sulla rete ad oggi sono più di 1100, molte sono in regola ma alcuni, invece, opererebbero ancora oggi “nell’ombra”.
La procedura per il “Cir” si tradurrebbe in una verifica diretta per capire se, effettivamente, a Taormina il quadro attuale è quello che da tempo ormai viene ipotizzato e cioè di circa 600 strutture (tra alberghiero ed extralberghiero) in regola e ben 350 circa che, stando a quanto rimarcato anche di recente in Consiglio comunale dall’ex assessore al Turismo, Salvo Cilona, invece non sarebbero in regola.
Sia l’Associazione Albergatori di Taormina che Taoxenia, l’associazione che opera nel settore extra-alberghiero, hanno ribadito la stessa richiesta che si accelerino le procedure per fare emergere dal sommerso coloro che effettuano delle “locazioni turistiche” sul mercato senza avere i requisiti. “Stesso mercato, stesse regole”, chiedono le due associazioni.
L’iter per l’obbligo del codice era stato avviato un anno fa con l’approvazione – l’11 maggio 2021 – del regolamento comunale sull’imposta di soggiorno comprensivo della novità sul codice e c’era stato quindi l’invito da parte dell’ente agli operatori a farsi avanti per ottenere il “codice identificativo comunale” ma, quando siamo ormai al tramonto di giugno, tutto si è fermato li.