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«A parte il bombardamento di stamattina alle 5 e i colpi di artiglieria di poco fa ora c’è silenzio, si sente in lontananza qualche motore di aereo o un elicottero passato sopra al rifugio. Ogni rumore facciamo attenzione, si vive con l’angoscia ma cerchiamo di essere positivi». A dichiararlo, dopo lo scoppio della guerra iniziata da Vladimir Putin, è Andrea Cisternino, che da oltre 10 anni gestisce un rifugio per animali a 45 chilometri da Kiev. Il volontario ha persino postato un video che riprende la situazione.
«Noi stamattina abbiamo sentito i bombardamenti, poi è tornata la calma – ha raccontato – Abbiamo sentito anche qualche colpo di mortaio, ma noi stiamo al rifugio. Io avevo già fatto benzina e rifornimento e sono stato previdente. Adesso ovviamente c’è la corsa a beni primari come cibo e benzina, io fortunatamente ho già fatto rifornimenti per il rifugio e anche per noi, quindi per ora abbiamo cibo e ciò che ci serve».
«Continuo a fare scorte per non restare senza cibo per gli oltre 400 ospiti del Rifugio, posso non mangiare io ma loro sono mia responsabilità dal giorno che li ho salvati – sottolinea – Ho paura per loro ma sono con loro. Grazie agli amici che stanno donando».
Cisternino, ex fotografo di moda, insieme alla moglie si è trasferito in Ucraina per denunciare e combattere il fenomeno chiamato “dog hunter”: cacciatori specializzati nella cattura e nell’uccisione dei cani randagi, con l’apertura del rifugio, a 45 km da Kiev in cui, che ha accolto migliaia di animali destinati a morte certa.