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Quale futuro per gli studenti dell’Università di Palermo? Massimo Midiri, professore ordinario di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica avanzata e candidato Rettore per il 2021-2027, ha le idee chiare sulle sfide e le opportunità dell’ateneo palermitano. L’obiettivo è quello di creare un’Università con al centro lo studente.
Parola chiave: partecipazione. E’ questo l’ingrediente principale della ricetta proposta da Midiri per valorizzare l’Università palermitana e i suoi studenti. Intervenuto nel corso della Prima giornata del diritto allo studio universitario, organizzata dall’Ersu, Midiri ha sottolineato il fatto che, accanto ai problemi relativi alle borse di studio o alla capacità di reperire alloggi destinati ai fuorisede, c’è l’esigenze di coinvolgere maggiormente lo studente nella vita attiva dell’Ateneo. Insomma, le scelte degli organi accademici e le decisioni dalle strutture più importanti dei dipartimenti, devono avere il punto di vista dei protagonisti principali. Senza questo cambio di mentalità, è difficile discutere efficacemente di offerta formativa e di una svolta concreta nell’approccio alla vita accademica. “Palermo – dice Midiri – può ancora diventare una sede universitaria moderna, efficiente, europea che dia garanzie di un’occupazione futura”.
Altro tema cruciale, molto sentito dalla comunità universitaria è stato ed è ancora il dibattito sulla didattica a distanza che di fatto, spiega Midiri, ha avvicinato molto gli atenei tradizionali al mondo delle università telematiche. “Nel DNA dell’Ateneo palermitano è forte l’elemento della socialità. Pertanto, auspichiamo un ritorno delle attività in presenza che consenta di sentirsi parte di una comunità. Università non significa solo erogare lezioni per diventare bravi professionisti ma vivere un mondo fatto di incontri e di vita collettiva che fa diventare lo studente, cittadino consapevole“.
Midiri è poi tornato su un altro problema, quello della “fuga dei cervelli”.
“Abbiamo un’emorragia devastante dei nostri ragazzi soprattutto quando pensano di iscriversi a corsi di laurea magistrale per cui assistiamo a un tracollo delle iscrizioni. Vanno molto bene le triennali poi però, gli studenti tendono ad andare fuori per continuare il percorso di studio alla ricerca di un’esperienza culturale che dia una garanzia sul fronte occupazionale. Bisogna lavorare molto sul territorio e sulle politiche di placement. Il futuro Rettore dovrà dialogare bene con tutti gli attori della politica per costruire occupazione per gli studenti e richiamare i ragazzi dall’estero con dei programmi dedicati”. Infine Midiri ha sottolineato l’importanza di un’esperienza all’estero che permette di acquisire un know how più esteso. Un valore aggiunto per la formazione del professionista, percepito e riconosciuto dagli stessi studenti.