“Caro estortore,
Volevo avvertire il nostro ignoto estorsore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia“.

Così iniziava la lettera di Libero Grassi. Una risposta forte, precisa e ribelle contro i suoi estorsori e il cancro della mafia che avevano messo nel mirino anche la sua attività. Una scelta, non scontata, bensì coraggiosa e controcorrente che si dissociava dall’omertà e dalla paura.
Era il 10 gennaio 1991 quando con poche righe l’imprenditore di origini catanesi, grazie alla sua denuncia, portò alla luce un tema, come quello del racket, fino a quel giorno ignorato. Una data che adesso potrebbe restare impressa e diventare un momento importante di riflessione.
Tra i disegni di legge in esame in Commissione Affari Istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate, vi è infatti quello per istituire la Giornata nazionale dell’antiracket. Si tratta di una proposta portata avanti dal presidente della Commissione Antimafia Antonello Cracolici, primo firmatario, e che da destra a sinistra, ha visto l’adesione e il contributo di tutti i componenti della Commissione, mettendo tutti d’accordo.

Il deputato regionale del Partito Democratico ha spiegato come “il racket delle estorsioni oltre a foraggiare le casse della mafia resta la spina dorsale del suo sistema di controllo del territorio un tema pericolosamente sottovalutato, alla luce dei dati che oggi mostrano come la mafia abbia cambiato pelle, senza tuttavia essere ancora sconfitta. Le richieste di pizzo si presentano sinuosamente ‘più accettabili’ e si registrano persino casi di imprenditori che cercano preventivamente il mafioso locale per mettersi sotto la sua ‘protezione’“.
Ma ad oltre trent’anni dal brutale assassinio di Libero Grassi, ucciso a circa sette mesi di distanza dalla pubblicazione delle sua lettera, cosa è cambiato? In realtà tanto, ma negli ultimi anni una piccola regressione in tema “pizzo” si è lentamente materializzata.
Molti imprenditori hanno deciso di seguire l’esempio e denunciare e sono fiorite le associazioni antiracket, che svolgono un ruolo fondamentale nell’accompagnare le vittime del racket. Tuttavia i dati mostrano un importante calo della sensibilità su questo fenomeno: le richieste mafiose si presentano sinuosamente come “più accettabili” e si registrano persino casi di imprenditori alla ricerca del mafioso locale per mettersi sotto la sua “protezione”. Per comprendere un po’ il quadro basti pensare a quanto emerso lo scorso gennaio a Palermo, con il sonoro flop del fondo comunale antiracket e i soli due imprenditori che hanno presentato domanda.

Il ddl, la cui attuazione delle disposizioni non prevede nuovi oneri finanziari, nasce così da uno schema di progetto di legge elaborato e approvato all’unanimità dalla Commissione Antimafia, sulla base degli appelli lanciati nei mesi scorsi dalle associazioni antiracket. Come si apprende dal testo, la norma ha il “fine di conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone che hanno pagato con la propria vita la propria ribellione alle richieste estorsive, di promuovere consapevolezza sul tema in tutta la cittadinanza e di incentivare e sostenere le vittime di estorsione a seguire l’esempio di Libero Grassi“.
Le istituzioni sono così chiamate a promuovere e sostenere manifestazioni, cerimonie, incontri o momenti di studio e analisi per sensibilizzare sulla lotta al racket e per individualizzazione degli interventi necessari a contrastare le estorsioni, oltre che per informare e aggiornare sulle iniziative e gli strumenti adottati, coinvolgendo soprattutto i più giovani, attraverso le scuole, e le associazioni operanti nei territori. Un’attenzione è rivolta anche al servizio pubblico radiofonico e televisivo, per dedicare degli spazi a temi connessi alla Giornata nazionale, nell’ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale.
Una giornata nazionale è necessaria “non solo per ricordare il coraggio di quanti come Libero Grassi si sono opposti al racket, ma – ha sottolineato infine Cracolici – anche per dare un futuro all’economia legale della Sicilia“.
La proposta non resterà morta. Anzi. L’intenzione sembra quella di volerla approvare quanto prima. Attualmente il testo si trova in I Commissione. Lunedì 5 maggio scadrà il termine per presentare gli emendamenti (CLICCA QUI). Entro metà maggio dovrebbe già arrivare l’approvazione e il via libera per spedire il ddl in aula, dove difficilmente dovrebbe trovare grosse opposizioni.