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Dopo la grande paura, che ancora aleggia su molte parti del mondo, generata dalla diffusione del Coronavirus e dalla sua conseguente mortalità, il mantra che si ripete è: “Non dimenticare“.
E sua questa scia lo psicologo e scrittore Martino Lo Cascio ha realizzato un video, con un suo testo, dal titolo “Un Memoriale“.
Nel video scorrono le immagini più forti che, in queste interminabili settimane, hanno riempito gli occhi di tutti noi, spesso annebbiati dalle lacrime, mentre la voce di Luigi Lo Cascio legge parole profonde e strazianti.
“Questo lavoro nasce dal fatto – ci ha detto Martino Lo Cascio – che ho sentito fortemente il peso di non poter dare un’ultimo saluto ai propri cari. Riflettendo su questa sofferenza che si è moltiplicata in maniera esponenziale in questi giorni ho sentito il bisogno di mettere nero su bianco questa sofferenza. Prima è nato il testo della lettera e poi, facendomi aiutare da mio figlio e mio fratello abbiamo realizzato il video con i mezzi che avevamo a disposizione”.
“Non ci conosciamo direttamente, sarebbe impossibile, siete così tanti ormai. La morte vi ha rapito ai vostri affetti, spesso mi avete bussato di notte alla porta in questi mesi di asfissia e smarrimenti. Solo una cosa ogni volta mi chiedete: fare sapere che bisogna rimediare al vuoto assurdo che si è spalancato, ed è tempo di ricucire lo strappo“.
Scorrono fredde nella mente di tutti noi le immagini delle file, interminabili, di camion militari che trasportano decine e decine di bare, allineate e quasi anonime, nella lunga notte di un impenetrabile silenzio.
Eravamo al mese di marzo 2020 e in poco tempo immagini diverse, ma sovrapponibili, sarebbero giunte da tutti gli angoli del mondo.
Quello che oggi si aggiunge a tutte quelli morti è il racconto dei familiari che hanno subito, loro malgrado, un distacco ancor più doloroso del previsto.
È cronaca di questi giorni, infatti, la testimonianza di chi non ha potuto neanche appurare che il corpo del proprio caro si trovasse, in effetti, nella bara che riportava il suo nome. Cremazioni non volute e altre tristi storie, poi, emergono dal buio di questi lunghissimi mesi.
Nome per nome, storia per storia…
Il video vuole essere un messaggio di accompagnamento, l’unica possibilità per non far sentire abbandonate quelle centinaia di migliaia di uomini e donne che hanno pagato il prezzo, più alto, della pandemia. E per permettere a chi è rimasto di elaborare, fino in fondo, questa perdita.
“Starvi per sempre accanto con una lettera d’addio, accompagnarvi per il viaggio da cui non si ritorna, o almeno non come prima (…) Lo so, fino a stanotte mi avete ricordato che stiamo camminando come sonnambuli verso l’orlo del precipizio. Che l’unica strada è ritornare all’antica alleanza con la natura e alle ricchezze spirituali e che dobbiamo avere il coraggio di capire le ragioni che portano a quella carovana di bare anonime, di volti soffocati, di volti delusi“.
C’è anche il ricordo e il ringraziamento, doveroso, a quanti sono stati accanto a queste persone e, a nome dei familiari, hanno donato l’ultima carezza.
Tutto questo per “riparare a quel mancato saluto” e non dimenticare.
“Sono convinto – ha continuato Martino Lo Cascio – che l’unico modo per venir fuori da questa situazione è non fare finta di niente, bisogna vivere il lutto fino in fondo per poterlo veramente elaborare. E una nazione che si rispetti deve essere in grado, attraverso riti collettivi e rituali propri della tradizione, di riparare a quanto accaduto evitando che si ripeta“.