In questi giorni, in uno dei momenti più difficili che stiamo vivendo, nel bel mezzo della guerra contro il coronavirus e alle difficoltà che stiamo incontrando, tra i primi i medici e gli operatori sanitari, è scoppiata una polemica per la rivendicazione avanzata dal presidente della Regione siciliana del potere di controllo su esercito e polizia in virtù dell’articolo 31 dello statuto siciliano a cui il PD ha replicato duramente con Lupo e Cracolici motivando, in primo luogo, che non era proprio questo il momento di tirare fuori questa questione e di concentrarsi, piuttosto, sulle iniziative per contrastare il diffondersi del virus.
Ma cosa dice esattamente questo articolo 31, dal momento che abbiamo l’impressione che spesso alcuni parlano dello Statuto senza averlo mai letto: “Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il presidente della Regione a mezzo della polizia di Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente per l’impiego e l’utilizzazione dal governo regionale. Il presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato. Tuttavia il governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta de governo regionale congiuntamente al presidente dell’assemblea, e in casi eccezionali di propria iniziativa quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza”.
Questo articolo non ha mai avuto applicazione e ci sarà un motivo. Basta conoscere non solo lo Statuto ma anche la sua storia a beneficio non certo di quelli che dovrebbero conoscerla per l’ufficio che svolgono e per ragioni anagrafiche, ma di quei giovani che nulla sanno di questa storia e leggendo questo articolo possono essere spinti fuori strada.
Il primo a rivendicare l’applicazione di questo articolo fu il presidente della Regione Giuseppe Alessi.
Eravamo agli inizi della esperienza autonomistica e si verificarono molti problemi nel definire i rapporti tra Costituzione repubblicana e Statuto siciliano.
Alessi poi con questa iniziativa tendeva anche a difendere alcune prerogative della Regione dai primi tentativi di svuotamento dello Statuto da parte dello Stato che poi culmineranno nell’abolizione dell’Alta Corte, la versione siciliana della Corte costituzionale, sostituita da quella nazionale.
I comunisti in quella circostanza furono molto cauti se non contrari, anche perché non volevano soprattutto la costituzione di un ispettorato di polizia sotto il controllo del presidente della Regione.
In ogni caso la vicenda si risolse definitivamente allorché il commissario dello Stato fece ricorso avverso a questa norma e i giudici costituzionali la dichiarano illegittima.
Non sene parlò per quasi quarant’anni, quando la rivendicazione dell’articolo 31 fu rilanciata nel 1982 dal presidente della Regione Mario D’Acquisto in occasione della nomina di Carlo Alberto Dalla Chiesa ad Alto Commissario per la lotta contro la mafia che fu letta dagli ambienti politici, e non solo, come un grave atto d’ostilità nei confronti del prefetto suscitando forti polemiche e la dura reazione del PCI con Michelangelo Russo. La richiesta non fu presa in alcuna considerazione anche perché sappiamo gli avvenimenti drammatici che seguirono.
La richiesta del presidente Musumeci, pertanto, non solo è inopportuna ma è priva di fondamento e, francamente, in questo momento in cui vi sono altre priorità, di queste richieste e delle polemiche conseguenti se ne farebbe volentieri a meno.