Un vero “ingorgo” spaziale che rischia di assumere profili preoccupanti dopo che la Protezione Civile e l’Agenzia Spaziale Italiana proprio in questi giorni hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che la stazione orbitante cinese Tiangong-1 in avaria possa cadere sulla Terra, coinvolgendo il Meridione d’Italia.
La mancanza di una disciplina internazionale che regolamenti il lancio in orbita di oggetti spaziali e ancora di più le responsabilità nel caso della loro caduta sulla Terra, sono state recentemente analizzate in uno studio (divenuto poi tesi) di uno studente agrigentino, Claudio Gennaro, che si è laureato all’Università di Palermo con il massimo dei voti discutendo (relatore il prof. Giuseppe Puma di diritto internazionale) la tesi di laurea su “Responsabilità internazionale derivante dal lancio di oggetti spaziali”.
Oggi oltre 1.300 satelliti attivi orbitano attorno al pianeta Terra, il 40% di essi di proprietà statunitense, e oltre 50 nazioni posseggono almeno un satellite. Un terzo dei satelliti attivi è situato nell’orbita geostazionaria, convenzionalmente esterna alla bassa orbita terrestre e collocata tra i 2000 e i 42.168 km dal livello del mare e che si rivela, per sua natura, particolarmente adatta all’orbita geosincrona dei satelliti utilizzati per le telecomunicazioni ma la legislazione internazionale che regolamenta il lancio in orbita e principalmente la responsabilità in caso di caduta sulla Terra è ancora molto lacunosa.
“Le legislazioni nazionali in tema di attività spaziali tendono a essere emanate come reazione ai progressi tecnologici e solo raramente in maniera proattiva, anticipando le mosse degli attori spaziali – si legge nello studio – il risultato è che molti ordinamenti nazionali restano privi di un corpo giuridico spaziale poiché non posseggono le tecnologie sufficienti a giustificarne l’iter legislativo e, sia la limitata opera del legislatore nazionale, sia la scarsa adozione degli accordi circa lo sfruttamento delle risorse provenienti dai corpi celesti. Attualmente una dei più rilevanti accordi internazionali che disciplina la materia è il Moon Agreement firmato nel 1997, di cui gli Stati Uniti non sono firmatari. Nel contesto di un libero mercato in cui la proprietà degli oggetti spaziali muta costantemente anche successivamente al lancio, quale criterio deve essere applicato per l’individuazione dello Stato responsabile per l’iter di rilascio delle autorizzazioni e l’attività di sorveglianza delle attività spaziali?”.
Il criterio non è esplicitamente menzionato dal dettato del trattato e ciò lascia il campo aperto a due possibili interpretazioni: responsabile lo Stato da cui territorio è effettuato il lancio ovvero è responsabile lo Stato in cui registro è iscritto l’oggetto spaziale?
La probabilità teorica che in Italia una persona sia colpita da un potenziale frammento è di una su 300 mila, cioè uguale a 0,000003%.