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“Una bici elettrica ha ucciso mio padre: per la sua morte nessuno pagherà”

lunedì 18 Ottobre 2021

Un anno fa Cesare Roccoli, ex primo oboe del teatro Massimo e docente al conservatorio di Reggio Calabria, Messina, Trapani e Palermo, veniva investito sulle strisce pedonali, travolto da una bicicletta elettrica nella periferia del capoluogo siciliano. Oggi, la figlia Paola racconta il calvario giudiziario attorno a questo caso. Potrebbe trattarsi di un unicum nella storia italiana.

Le indagini sono ferme a un binario morto. Il colpevole non è stato individuato così come il veicolo – una bici elettrica, come indicato da un testimone – che, per legge, può circolare senza targa e assicurazione. Ed è a questo punto che per la famiglia, oltre al danno, arriva anche la beffa. “Insieme al mio legale – dice Paola Roccolici siamo rivolti ad alcune associazioni che si occupano di vittime della strada per capire quale percorso intraprendere per ottenere quantomeno un risarcimento. Ci è stato detto che, per il caso di mio padre, non è possibile fare richiesta al Fondo di Garanzia per le vittime della strada perché la bicicletta elettrica non è un veicolo assicurato, non ha una targa e non esiste una regolamentazione specifica”.

Il Fondo di Garanzia per Vittime della Strada è amministrato, sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, dalla Consap con l’assistenza di un apposito Comita. E’ finanziato principalmente con un contributo del 2,5% che pagano tutti coloro che stipulano una polizza RCA e serve, tra l’altro, a coprire alcuni casi specifici in cui non c’è un’assicurazione che può risarcire la vittima. Ottenere questo risarcimento, non è un percorso semplice: bisogna trattare con compagnie assicurative diverse dalla propria e spesso la mancanza di dati della controparte o la dinamica complica ulteriormente le cose. Inoltre, fra le varie ipotesi di risarcibilità (veicoli non identificati, sinistro con veicoli non assicurati o rubati ecc.), mancherebbe quella riguardante Roccoli che per tutte queste ragioni, potrebbe rappresentare un “caso di scuola”, forse il primo in tutta Italia.

“Non si tratta di una questione economica. Nessuno mi ridarà mio padre ma in qualche modo, lo Stato deve assumersi la responsabilità per la sua morte. Bisogna regolamentare la circolazione di questi mezzi, soprattutto in una città come Palermo. Non è un mistero che queste biciclette elettriche vengano spesso truccate, diventando veri e propri bolidi in mano a ragazzini. Sono liberi di andare ovunque senza targa, senza la possibilità di essere rintracciati in caso di incidente. Non è normale, non si può morire così”, continua Roccoli.

Come molte città italiane, anche Palermo in questi ultimi mesi è stata invasa da monopattini, bici elettriche e a pedalata assistita. In alcuni casi, come per i monopattini,  si sta lavorando a una regolamentazione più puntuale ma, i problemi da affrontare sono molti. Alcuni di questi veicoli vengono facilmente manomessi, non sono assicurati, non sono rintracciabili e spesso vengono consegnati a guidatori che non hanno alcun rispetto del Codice della strada, causando incidenti più o meno gravi. “Ho avuto modo di parlare con il sindaco Orlando – dice Roccoli – Ad oggi la possibilità di avere ancora bonus biciclette a pedalata assistita senza assicurazione mi pare, in uno stato civile una decisione da rivedere“.

 

 

 

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