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Una discarica come un grattacielo: 30 milioni di metri cubi di rifiuti stanno per crollare

martedì 9 Maggio 2017

Trenta milioni di metri cubi di rifiuti che stanno per crollare. Una discarica come un grattacielo, posta all’altezza fuori misura di 130 metri, che minaccia il torrente Mazzarrà, al confine tra il comune di Furnari e di Mazzarrà Sant’Andrea, nel messinese.

Una bomba ecologica che potrebbe esplodere da un momento all’altro, se cedesse il peso dei banchi accumulati sui fianchi del fiume. Un ecomostro da cui il percolato e i metalli pesanti sversano in mare intaccando l’ecosistema del territorio, nello splendido golfo che va da Tindari a Milazzo, dove il metano che i tecnici hanno rilevato uscire dalla montagna di rifiuti, ha gia ucciso oltre 500 piante.
La vicenda della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, comune commissariato nel 2015 per infiltrazioni mafiose, torna a preoccupare, perché ad aprile, per quindici giorni, 750 mila litri di percolato sono andati a finire nel fiume e dunque in mare, e in periodi di secca sono stati interamente assorbiti dal terreno.
La società che gestisce la discarica di Mazzarrà è la Tirrenoambiente, quasi interamente a capitale pubblico, gestita dallo stesso comune che ne è socio di maggioranza ed è stata messa sotto accusa oggi dal sindaco di Furnari, Mario Foti che ha ne chiesto il commissariamento e ha fatto scattare la molla per un’interrogazione parlamentare presentata dai senatori Francesco Campanella (Sinistra Italiana) e Fabrizio Bocchino (Misto). Anche il comune di Furnari era stato sciolto per infiltrazioni mafiose, ma prima del commissariamento la Regione siciliana aveva assegnato alla discarica 50 milioni che dovevano essere destinati alla sua chiusura. Di questi fondi però, non risulta alcuna voce nei bilanci.
Ho chiesto il comissariamento della società“, ha detto il sindaco di Furnari Mario Foti, che stamattina ha preso parte ad una conferenza stampa all’Ars dove ha segnalato, insieme con il senatore Campanella e il deputato regionale Antonio Venturino le gravi responsabilità dei prefetti che si sono succeduti e che non hanno preso alcun provvedimento per fermare gli abusi di Tirreno Ambiente e mettere in sicurezza la discarica dei misteri.
I tre hanno rivolto durissime accuse ai prefetti: “Il prefetto di Messina, chiamato in causa su questa delicata questione se n’è andato in prepensionamento – ha aggiunto Foti – e questo fatto mi sembra strano, cosi come mi sembra molto strano che qualche prefetto della zona abbia ottenuto incarico in una grande discarica e qualcun altro nominato sia stato nominato a Campobasso”.
“Qui siamo di fronte ad un sistema criminale – denuncia Foti senza remore – in questo silenzio ci sono responsabilità ben precise delle istituzioni inerti di fronte a situazioni evidentemente fuori legge”. 
Per Antonio Venturino, “questa  incantevole zona  a vocazione turistica sta subendo già gravi danni, non solo in questo settore, ma anche nella pesca e nel settore agricolo. La Regione ha le sue responsabilità, soggetti che dovevano controllare la discarica non lo hanno fatto. Sono stati assegnati altri soldi, 300 mila euro per bloccare il percolato, ma non sono sufficienti”.
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