Gabriele Urzì (First Cisl Unicredit) attacca: “Continua il disimpegno di Unicredit sul territorio siciliano. Entro dicembre altre 170 uscite per prepensionamenti e nessuna assunzione. La continua chiusura di filiali creerà un problema di ordine pubblico”.
Il sindacato non ci sta. “Unicredit continua, a fronte di continue adesioni agli esodi incentivati, a non realizzare un turn over di personale impoverendo la rete territoriale in Sicilia e concentrando le assunzioni in altre aree del Paese”. A denunciarlo in una durissima nota è Urzì, leader della First Cisl Unicredit in Sicilia, Segretario Nazionale di Gruppo e componente la delegazione trattante, che esprime tutta la sua preoccupazione per il continuo disimpegno dei vertici di Unicredit in Sicilia.
“Dal primo gennaio usciranno circa 170 colleghi in tutta l’Isola, una parte dei complessivi 351 che hanno aderito all’esodo anticipato ai sensi dell’accordo firmato a Milano il 4 febbraio scorso. È singolare come l’azienda non soltanto non si preoccupi di effettuare un turn over con parte delle 1.300 assunzioni previste dal piano industriale, ma non si curi minimamente della conseguente perdita di professionalità. Unicredit continua ad effettuare assunzioni al Centro Nord e, paradossalmente, a spostare, in Sicilia, personale dalla rete degli sportelli a strutture di back office creando una situazione insostenibile”.
Ma non è tutto. Secondo il sindacalista la continua chiusura di filiali, soprattutto in provincia, creerà alla lunga un problema di ordine pubblico. “Ci sono paesi dove l’unico sportello bancario era rappresentato da Unicredit, che ha deciso di chiudere gli sportelli ed è un trend continuo. Sappiamo come funziona: i soldi sotto il materasso non sono una leggenda – afferma Urzì – e soprattutto le persone anziane, che non usano certo lo smartphone, ricominceranno a tenersi i risparmi in casa. Immaginate alla lunga cosa potrebbe succedere. Già ora soprattutto nei centri medio piccoli si sente spesso di assalti nelle abitazioni magari con risvolti cruenti. Ultima chicca, la cessione del Credito su pegno agli austriaci, che priverà la Banca più rappresentativa del territorio di uno strumento agile, socialmente utile e a rischio zero e che getta ombre sul futuro di una sessantina di lavoratori del comparto. Se non è disimpegno questo! Del Banco di Sicilia – conclude Urzì – ci hanno lasciato solo le insegne”.