Sono già in fase di avvio i 21 progetti finanziati dal Piano nazionale di rinascita e resilienza che coinvolgono l’Università di Palermo. Ben 128,6 milioni di euro da spendere nei prossimi tre anni per la ricerca nell’ambito della salute, della biodiversità, della sostenibilità e della digitalizzazione applicate al mondo reale.
È l’opportunità di Next Generation EU, che permetterà l’assunzione nell’ateneo palermitano di 143 ricercatori e 101 dottorandi a tempo determinato, con prospettive che guardano ben oltre i tre anni di applicazione.
“Questi fondi saranno impiegati per assumere ricercatori a tempo determinato, bandire borse di dottorato di ricerca, acquisire attrezzature, potenziare e creare infrastrutture per la ricerca e l’innovazione, e acquistare i beni e i servizi necessari all’implementazione dei progetti – spiega il rettore Massimo Midiri -. Tutte queste attività avranno un impatto notevole anche dal punto di vista della crescita sociale del territorio, consentendo non solo di trasferire la ricerca all’impresa per innovare il sistema produttivo, ma anche e soprattutto di creare quelle professionalità necessarie allo stesso mondo dell’impresa che si specializza innovando i propri processi o i propri prodotti. L’obiettivo – sottolinea – è di mantenere le sedi che possono rappresentare veri e propri cambiatori e occupatori di sviluppo, che possano coinvolgere il territorio. I progetti, infatti, coinvolgono imprese private per la prima volta, per tendere a un vero e proprio miglioramento del territorio siciliano, palermitano nello specifico”.
“L’università di Palermo nell’ambito di questi tre anni prevede formare i professionisti del futuro nell’ambito delle tecnologie avanzate – racconta Andrea Pace, prorettore alla Ricerca –. I progetti non riguardano esclusivamente la ricerca scientifica, ma bisogna guardare a quello che rimarrà alla fine dei tre anni. Questi progetti si basano sulla creazione di centri nazionali, dei cosiddetti ecosistemi, o di partenariati estesi, che hanno, sì, una durata progettuale di tre anni, ma che sono costituiti come enti propri, che dovranno, quindi, mantenere una sostenibilità e daranno lavoro a tante persone”.
UniPa avrà un ruolo chiave a livello nazionale in tutti e 21 i progetti e, in particolare, sarà soggetto coordinatore (Hub) del progetto che coinvolge 12 atenei italiani nell’ambito della Medicina di precisione (progetto Heal Italia). Nuovi metodi, nuovi servizi e soprattutto dati clinici a supporto della ricerca per diagnosi e terapie avanzate nella lotta al cancro e alle malattie cardiovascolari, metaboliche e rare: “Pensiamo di portare a Palermo una vera innovazione e, quindi, inevitabilmente coinvolgeremo il Policlinico universitario che merita un’attenzione specifica – ci tiene a sottolineare Midiri -, perché proprio il Policlinico non soltanto migliorerà a livello tecnologico, ma verranno modificate anche le metodologie di studio, di lavoro. Medicina di precisione significa fondamentalmente oncologia. Speriamo che Palermo possa diventare un punto di riferimento, limitando fortemente quella migrazione passiva di tanti pazienti che per le loro cure vanno al Nord o all’estero. Nel giro di qualche anno Palermo potrà diventare veramente la capitale europea del Mediterraneo”.
Nello specifico, “tra gli ambiti di intervento c’è la biomedicina, collegata ad un concetto olistico di salute, che non riguarda soltanto la l’uomo, con i sintomi e lo studio della cosiddetta medicina stratificata. Si va verso una medicina di precisione, che tiene conto non solo del profilo genetico, ma anche epigenetico degli stili di vita e dell’ambiente circostante, che fa di ciascun individuo un vero e proprio profilo al quale affidare una diagnosi precisa, una cura precisa”, mette in evidenza Pace. In concreto, seguendo un approccio basato sulla correlazione tra salute e ambiente, verranno studiati gli effetti dell’esposizione ambientale sulla vita di alcuni gruppi di persone, quelle comunità che vivono in prossimità di siti inquinati ad alto impatto. Verrà, inoltre, sviluppato un approccio coordinato per gestire tempestivamente emergenze o disastri ambientali, prepararsi all’arrivo o al ritorno di malattie infettive, fornendo allo stesso tempo comunicazioni chiare alle comunità.
Altro tema è quello della biodiversità, marina in particolare, con UniPa a coordinare le attività. E, poi, ci sono la digitalizzazione e la sostenibilità, con progetti sulla mobilità urbana e delle vie d’acqua, del trasporto su gomma, dei sistemi innovativi di propulsione, sulla sostenibilità economica dei territori. Per Pace, “trasmettere l’idea della sostenibilità, il non arrecare danni significativi, alle nuove generazioni, è la base da cui partono i progetti declinati dal punto di vista tecnologico, attraverso il centro nazionale di mobilità sostenibile e che riguarda non soltanto le tecnologie e i mezzi di trasporto sostenibili, ma anche processi e dei percorsi urbani di mobilità sostenibile. Poi, c’è anche la sostenibilità economica dei territori e la circolarità del manifatturiero, quindi del Made in Italy”.
UniPa coordinerà anche il progetto Samothrace (Sicilian Micro and Nano Technologies Research and Innovation Center) sulle micro e nanotecnologie applicate all’industria, al monitoraggio e alla tutela dell’ambiente, all’agroalimentare di nuova generazione, alla salute digitale, all’energia e alla mobilità sostenibile, alla tutela e alla fruizione dei beni culturali.
“Non possiamo perdere questa occasione – dice con forza il Rettore -, perché, ricordiamolo, si tratta di un prestito. Se non speso, il denaro lo dovremo restituire e quindi diventa un doppio danno, un’occasione mancata. Stiamo reclutando il personale, ma stiamo anche facendo una politica di reclutamento spazi, perché è chiaro che non avremo soltanto i nostri ricercatori. Avremo anche personale amministrativo che dovrà curare queste funzioni assolutamente specifiche. Ci stiamo muovendo soprattutto sulla scelta di spazi nuovi. Palermo è ricca di spazi del demanio e del comune non utilizzati. Abbiamo già avviato interlocuzioni col sindaco Lagalla e col presidente della Regione Schifani, per cominciare ad avviare dei percorsi di riutilizzazione. Questi fondi, infatti, permettono anche di rimodellare questi luoghi spesso abbandonati, rendendoli vivi e rimodellando, vivificando in maniera positiva tutti i quartieri che stanno attorno”.