Entra nel vivo la cabina di regia sull’intelligenza artificiale dell’Università degli Studi di Palermo, un organismo multidisciplinare voluto dal Rettore Massimo Midiri per orientare le scelte strategiche dell’Ateneo in materia di AI nei tre grandi ambiti dell’università: didattica, ricerca e terza missione.
A guidarla è il professor Calogero Cammà, ordinario di Medicina Interna e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico, delegato del Rettore per le Scuole di Specializzazione di Area sanitaria. Insieme a lui, fanno parte della cabina figure di primo piano del panorama accademico palermitano: prorettrici e delegati all’innovazione, all’infrastruttura digitale, alla protezione dei dati, alla comunicazione e all’informatica, oltre a esperti di diritto, design e automatica.

Il tema dell’intelligenza artificiale è stato al centro dell’apertura dell’anno accademico 2024/2025 da parte del Rettore Midiri. Un messaggio chiaro: UniPa intende affrontare questa rivoluzione con visione, metodo e concretezza. E proprio da questo impulso è nata la cabina di regia.
La rivoluzione
“L’università si trova oggi a fronteggiare sfide complesse. Da un lato c’è la necessità di aggiornare profondamente i piani di studio, attualmente non allineati alla rapidità con cui si sta sviluppando l’AI. Dall’altro, emerge l’urgenza di dotarsi di infrastrutture tecnologiche all’altezza delle ambizioni di un Ateneo competitivo a livello internazionale – afferma Cammà -. Nei prossimi anni, intendo uno o due, infatti, le università si differenzieranno tra chi avrà saputo affrontare concretamente la trasformazione portata dall’intelligenza artificiale e chi resterà indietro. Noi vogliamo essere tra i primi”.
In qualità di docente di medicina, Cammà vive quotidianamente il contatto con gli studenti e sottolinea come sia impensabile, oggi, non affrontare seriamente questi temi in aula. Per questo è stata avviata una survey interna rivolta all’intera comunità accademica – studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo – con l’obiettivo di raccogliere bisogni formativi e orientare le decisioni future della governance.
“I risultati preliminari evidenziano che c’è una forte domanda di conoscenza e consapevolezza – spiega -. L’intelligenza artificiale non è una scorciatoia, non è un giocattolo tecnologico o un assistente vocale. È un cambio di paradigma scientifico, culturale e sociale che non possiamo permetterci di trattare con leggerezza”.
Verso una nuova alfabetizzazione
Parallelamente, anche il cittadino comune deve sviluppare una consapevolezza di base. Come evidenzia il professore: “Non si tratta solo dei giovani, che sono già nativi digitali. Anche i pazienti di 60 o 70 anni devono avere strumenti minimi per orientarsi tra informazioni attendibili e fake news, sempre più pervasive e talvolta mosse da interessi commerciali nel campo della salute”.
“Dai primi dati della survey emerge che oltre il 60% degli studenti universitari utilizza quotidianamente strumenti di AI generativa come ChatGPT, Gemini o Claude – evidenzia – . L’età media del campione è di vent’anni, a conferma di una generazione profondamente immersa in queste tecnologie. Ma anche tra i docenti – con un’età media inferiore ai cinquant’anni – cresce l’interesse e la disponibilità ad approfondire “.
“Il Rettore ha fatto benissimo a investire su questo fronte. Adesso serve un ulteriore passo avanti: bisogna investire in infrastrutture di calcolo, dotazioni hardware e sistemi intelligenti che ci rendano davvero competitivi. E su questo fronte, fortunatamente, ci sono buone notizie in arrivo per UniPa” conclude.