Il prossimo 10 luglio 2019 si svolgeranno le elezioni dei rappresentanti dei Professori e dei Ricercatori nel Senato Accademico e nel Consiglio di Amministrazione dell’Università di Palermo per il triennio 2019/2022.
Tale consultazione riveste un’importanza eccezionale per gli effetti che potrà produrre sulle politiche di gestione dell’Università di Palermo. Le recenti disposizioni legislative hanno prodotto cambiamenti radicali nell’assetto istituzionale dell’Ateneo. In questo scenario, coloro ai quali sarà demandata la governance dell’Università dovranno inevitabilmente assumersi responsabilità nuove rispetto al passato.
“È necessario, dunque – scrive lo Snals in una nota – oggi più che mai, affidare il mandato a persone in grado di svolgere il loro compito istituzionale con professionalità e totale dedizione alla causa, a costante salvaguardia dei principi che presiedono alla buona gestione dell’Università. Ma, soprattutto, è necessario che la rappresentanza elettorale venga affidata a soggetti liberi, la cui azione sia unicamente mossa dal desiderio di prendere decisioni adeguate e strategicamente mirate al raggiungimento degli obiettivi dell’Ateneo, senza lasciarsi influenzare da qualsivoglia condizionamento esterno che miri a perseguire gli interessi di pochi, e non dell’intera comunità universitaria. Tale impegno risulta ancor più decisivo in questo momento storico, in cui, purtroppo, l’attuale governance calpesta i principi fondanti dell’Università di Palermo, in un preoccupante clima di indifferenza pressoché generale.
Impassibile è rimasta, infatti, la quasi totalità della comunità universitaria di fronte alla perdita – per la prima volta nella storia – dell’indipendenza da ogni orientamento politico, a causa della scelta scellerata e irresponsabile del Rettore Fabrizio Micari che nel 2017, a distanza di neanche due anni dalla sua elezione, ha ritenuto opportuno mettere da parte l’Università, tradendo la fiducia che il corpo elettorale aveva riposto in lui, e candidarsi alla Presidenza della Regione Siciliana nelle file del PD, senza rassegnare le dimissioni. Dopo la sconfitta, con discutibile senso etico-politico, è tornato all’Università, come se nulla fosse successo, accolto dall’ossequiosa acquiescenza di gran parte della comunità universitaria.
Il Coordinatore Provinciale dello Snals, Giovanni Madonia Ferraro, attacca ancora Micari: “Di fronte a questo scenario, in cui il Rettore, forte della sua carica, agisce indisturbato, ci saremmo aspettati uno scatto d’orgoglio e di dignità da parte di tutta la comunità e, in particolare, da parte degli organi collegiali, che avrebbero dovuto immediatamente sfiduciare il Rettore. Ma l’auspicata reazione – forse per paura, forse per abietto servilismo, forse per quieto vivere – non è mai arrivata. D’altra parte, un assordante silenzio ha accolto la decisione unanime del CdA di sopprimere, su proposta irresponsabile e scriteriata del Direttore Generale (riconfermato per altri tre anni per la sua fedeltà…), le Aree della Didattica e della Ricerca. Ancora una volta, la comunità ha accettato passivamente la decisione della governance, senza minimamente cogliere il pericoloso significato simbolico che si annida in tale scelta gestionale e che rischia di mettere in crisi addirittura la mission istituzionale dell’Ateneo.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare – prosegue il sindacato – anche in altre occasioni, infatti, la delibera del CdA sembra voler incrinare pericolosamente il rilievo che la didattica e la ricerca hanno avuto nella storia dell’Università di Palermo (anche in termini di autonomia e attribuzione di risorse), a vantaggio di schemi organizzativi estranei alla tradizione, come dimostra, ad esempio, l’introduzione della nuova mega Area della “Qualità, programmazione e supporto strategico”.
Cosa si cela dietro quest’inspiegabile decisione? Forse che il desiderio di realizzare a tutti i costi i desideri di qualcuno ha portato a stravolgere l’assetto dell’Ateneo? L’Università, ricordiamo, è pubblica e non un feudo privato fondato su anacronistici e obsoleti rapporti di vassallaggio.
Eppure, è sotto gli occhi di tutti il primato che ha assunto l’Area “Qualità, programmazione e supporto strategico” per effetto del nuovo organigramma approvato dal Consiglio di Amministrazione. Il nuovo organigramma, infatti, determina il netto e inequivocabile spostamento di professionalità, competenze e funzioni (perfino la previsione di spesa del personale e la distribuzione dello straordinario!) nell’Area Qualità, programmazione e controllo strategico, che si occupa praticamente di gran parte della gestione dell’Ateneo: fabbisogno delle risorse umane; supporto alla creazione, fusione e cessazione delle unità organizzative; valutazione della performance; controllo di gestione; supporto all’offerta formativa; strategia e programmazione della didattica; strategia e valutazione della ricerca; rapporti con il Policlinico universitario; rapporti con i Consorzi; ecc. Proprio le funzioni attribuite dimostrano, tra l’altro, come l’Area Qualità, programmazione e controllo strategico sia chiamata a essere contemporaneamente controllato e controllore, senza che venga rispettato il sacrosanto principio dell’indipendenza dei due ruoli che è condizione indefettibile per garantire l’effettività e l’efficacia dell’attività di controllo.
Ci corre il sospetto che il nuovo modello organizzativo approvato dal CdA, ancorché dare vita ad un “Ateneo agile e veloce, in accordo con le linee programmatiche del Magnifico Rettore” (così recita la delibera con cui il CdA, nel corso della seduta del 30 novembre 2016, ha approvato il nuovo organigramma), avesse come unico scopo la creazione di un’Area (l’Area Qualità, programmazione e controllo strategico, per l’appunto) che, sulla carta, fosse paritetica rispetto alle altre, ma che, di fatto, accentrando, come detto, in sé gran parte dei compiti essenziali dell’Ateneo, fosse investita di un primato insuperabile rispetto alle altre Aree per funzioni strategiche, operative, di controllo e responsabilità.
D’altra parte, ci sembra che il modello approvato dal CdA sia estraneo ad ogni più elementare logica di organizzazione aziendale. Per chiarezza espositiva qualsiasi rappresentazione grafica di un organigramma, infatti, individua non solo le diverse parti funzionali di un’organizzazione, ma altresì i rapporti gerarchici esistenti al suo interno, tradizionalmente rappresentati a livello grafico tramite linee. In altre parole, la rappresentazione grafica dell’organigramma dovrebbe permettere di riconoscere in maniera tempestiva e incontrovertibile le diverse strutture presenti all’interno di un’organizzazione, le modalità attraverso cui sono, gerarchicamente o in staff, collegate, come il singolo ufficio si collochi nell’insieme e come dovrebbe rapportarsi con gli altri. Purtroppo, il nuovo organigramma delinea le diverse posizioni funzionali, e solo nella relazione allegata fissa le relazioni intercorrenti, in modo peraltro poco chiaro e incompleto. Forse che questo quadro sia stato reso artatamente così nebuloso in modo da permettere indisturbate e sfuggenti attribuzioni di uffici? Ci auguriamo che il nuovo organigramma sia stato espressione della libera volontà dei Consiglieri di Amministrazioni, e non il frutto di condizionamenti esercitati su questi ultimi.
Questo clima di profonda incertezza, nel quale la governance agisce, nel silenzio generale, anche in spregio allo Statuto e alla mission istituzionale dell’Ateneo, impone che il mandato elettorale venga consegnato unicamente nelle mani di chi ha a cuore le sorti dell’Università di Palermo. Nel corso della sua più che quarantennale storia la nostra O.S. ha dimostrato di essere in grado di adoperare proficuamente le proprie energie nel tentativo di migliorare la qualità del servizio reso dall’Ateneo e dall’A.O. U. P., garantendo la tutela e i diritti dei suoi operatori e degli utenti tutti. D’altra parte, la nostra O.S. si è sempre tenuta lontana da ogni meschino tentativo di procacciarsi il favore tramite sterili proclami demagogici, che non ingannano più nessuno e finiscono per allontanare, anziché avvicinare, dalle OO.SS. vere e autentiche: alle promesse tanto facili quanto vacue abbiamo, invece, preferito sostituire tenacia, correttezza e perseveranza nel perseguimento di interessi chiari e condivisi e nella lotta contro chi tenta con ogni mezzo, lecito o illecito che sia, di intaccarli.
In nome di quella serietà e di quell’indipendenza dal potere di cui orgogliosamente ci fregiamo, la nostra O.S. s’impegna, dunque, senza riserve a sostenere candidati liberi, autorevoli e credibili, ai quali offrirà ogni sostegno e mirate azioni di formazione e informazione.
I nostri valori e la nostra tradizione ci insegnano che solo l’impegno disinteressato, lontano dalle convenienze di parte e mosso unicamente dagli interessi della collettività, permette di ottenere i risultati auspicati e rafforzare il prestigio nazionale e internazionale dell’Università di Palermo: è proprio questa la strada che i candidati dovranno percorrere per espletare al meglio l’importante mandato istituzionale ricevuto dagli elettori e contribuire con successo allo svolgimento dei compiti tanto cruciali quanto delicati affidati al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione, nell’ottica di una pragmatica e lungimirante ottimizzazione delle risorse e dei mezzi e, di riflesso, dei servizi offerti dall’Ateneo a tutti gli utenti che gravitano intorno ad esso. Ai tentativi di frantumazione lo Snals risponde sottolineando l’esigenza di una rinascita ideale, culturale e morale del nostro Ateneo. In questa battaglia, “a favore” e non “contro”, nessuno può tirarsi indietro”.