Non si odiano, non si amano, non si parlano con grande frequenza. Anzi, spesso si rispondono a mezzo stampa. Cosa avrebbe dovuto dunque potere mettere insieme, l’uno accanto all’altro Orlando e Crocetta?
Il bisogno di chiudere le liste per le regionali e la necessità di fare in fretta? Poco probabile che da solo basti tanto l’uno quanto l’altro.
Se Crocetta infatti in qualche modo le liste le farà, provincia per provincia, ieri Orlando ha avuto bisogno di inoltrare a pomeriggio quasi finito la seguente nota, rassicurando Micari sul lavoro svolto a supporto della lista del presidente : «Ho trasmesso oggi a Fabrizio Micari l’elenco delle numerose disponibilità di candidatura raccolte in queste settimane per la lista “Micari Presidente”. Questi candidati e candidate, che provengono da esperienze di forte impegno radicato nei territori, rappresentano un valore aggiunto di passione, competenza, solidarietà, speranza e innovazione ad una candidatura alla Presidenza della Regione che continua ad essere oggi l’unica vera novità di questa campagna elettorale».
Ma non è finita: «Queste candidature sono anche uno sprone affinché tutti i partiti e le forze politiche che sostengono Fabrizio Micari siano capaci di agire con spirito di collaborazione e coalizione in vista dell’obiettivo che conta realmente e che è appunto quello di costruire un Governo della Regione in grado di gettare le basi per un nuovo sviluppo centrato sulle necessità dei cittadini e sulla tutela e valorizzazione dei nostri territori».
Tuttavia il dubbio va onorato sino all’ufficialità, attesa per le prossime giornate. Ormai, in altre parole, c’è poco da bluffare.
Eppure Orlando, fatta eccezione per Palermo ha davvero non poche difficoltà “a chiudere le liste”. Forse il suo ruolo in Anci Sicilia (saltati i nome i Firetto e Ruvolo, quando in molti ci contavano), forse la rete di collegamenti, avviata in effetti anche prima delle ultime amministrative, da parte del sindaco di Palermo, aveva autorizzato l’idea di minori affanni.
Una cosa è certa, Orlando preferirebbe non fare liste piuttosto che farsi “ospitare” da Crocetta e da “Il Megafono”.
E qui subentra l’errore di entrambi. Crocetta e Orlando infatti non hanno più davanti (se mai l’hanno avuta) una proiezione di competitors. Uno farà il sindaco nei prossimi cinque anni, l’altro probabilmente il deputato nazionale (ma intanto corre per un seggio all’Ars in tre circoscrizioni e pare intenzionato a scegliere Messina, dove in parecchi, Calanna per primo, che non dovrebbe candidarsi, si sono messi a tirargli la volata).
Una corsa fianco a fianco sarebbe stato il fatto nuovo della campagna elettorale. L’espressione di un atto importante. Una novità che non avrebbe cambiato necessariamente i rapporti tra i due. O quel che uno pensa (e dice) dell’altro.
Avrebbero inoltre evitato (entrambi) la “conta”, quella riduzione a sintesi, di numeri, seggi ed eletti, che la politica impone tra i suoi riti, come sanatoria di mesi interi di illazioni, indiscrezioni e dietrologie.
Infine vanno aggiunte due considerazioni. Crocetta era l’uscente, che, a sentire i sondaggi, non avrebbe sfigurato e si è fatto indietro. Orlando “il pontiere” che ha trovato l’unità della coalizione, quasi “impiattata” e forse poteva fare di più.
Ma, magari il sindaco ci sorprende e dimostra che ai blocchi di partenza, ci sono, liste, facce e candidati. E lo spettacolo può ripartire. Senza più interruzioni sino al 5 novembre.