“Ci sono alcuni referti anomali, il che non significa che è già stata certificata la variante inglese. I tamponi vanno sequenziati nei laboratori autorizzati dalla Regione Siciliana e per avere conferma del ceppo diverso servono dai tre ai quattro giorni“. Lo dice Letizia Di Liberti, direttore del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio dell’assessorato regionale alla salute, a proposito dell’allarme sull’arrivo della variante inglese in Sicilia.
Sono 4 i pazienti dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania in cui il sequenziamento dei tamponi, effettuato nel laboratorio del Policlinico di Catania, diretto da Stefania Stefani, ordinario di Microbiologia e responsabile del laboratorio di Microbiologia medica molecolare e di studio delle resistenze agli antimicrobici dell’Università di Catania e presidente della Società italiana di Microbiologia, ha dato esito positivo di variante inglese. Lo conferma il professore Bruno Cacopardo, primario di malattie infettive dello spedale Garibaldi Nesima di Catania, dove i 4 pazienti sono ricoverati e monitorati. Variante che sarebbe più contagiosa, ma non più grave rispetto al ceppo già conosciuto e studiato in Italia.
Sulla necessità di potenziare i laboratori di microbiologia per un intervento rapido è d’accordo anche il professore Antonio Cascio, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive: “Lo ripeto da tempo, abbiamo sanitari e apparecchiature adeguati, ma manca al momento l’organizzazione a livello nazionale. Ora si è deciso di procedere alle tipizzazioni, ma si va avanti troppo a rilento“.
“L’Istituto superiore di sanità – aggiunge – vuol istituire un consorzio simile a quello inglese, tra i più efficienti al mondo, si è capita l’importanza. La strategia immediata da adottare è l’inoculazione del vaccino a tutti nel più breve tempo possibile, sappiamo per esempio che nella variante sudafricana il vaccino AstraZeneca funziona meno, ma dobbiamo evitare di pensare che si possono avere preferenze nei vaccini. Ora dobbiamo vaccinarci tutti e presto”.