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Continua senza sosta la protesta dei 2.800 lavoratori ex Pip del bacino “Emergenza Palermo”, per chiedere in primis che si proceda alla loro stabilizzazione e in secondo luogo allo stanziamento delle risorse necessarie per il pagamento delle indennità. Da lunedì scorso sono in stato di agitazione, dando vita a cortei e sit-in per le vie della città e davanti ai palazzi del potere. L’obiettivo è quello di tenere alta l’attenzione della politica e delle istituzioni, in un momento estremamente delicato per il loro destino. In questi giorni, infatti, l’amministrazione regionale dovrà decidere cosa fare.
Ieri i lavoratori hanno stazionato tutto il giorno in presidio davanti l’Assemblea regionale siciliana. A fine serata una delegazione di rappresentanti sindacali è stata ricevuta informalmente dal presidente della Commissione bilancio, Riccardo Savona, ricevendo rassicurazioni sull’incremento del capitolo di bilancio a loro dedicato con i 5 milioni di euro indispensabili per l’erogazione dei sussidi di novembre e dicembre. Nessuna garanzia, invece, è stata fornita in merito al passaggio alla Resais, la società partecipata dalla Regione Siciliana, e alla stipula dei contratti a tempo indeterminato a partire dall’1 gennaio 2019, come previsto dalla legge approvata da Sala d’Ercole nell’aprile scorso.
Sul percorso di stabilizzazione però gravano dubbi e perplessità che ne hanno rallentato l’iter. L’amministrazione teme, infatti, che il giudizio di legittimità della Corte Costituzionale, chiamata in causa dal governo nazionale che ha impugnato la norma, possa peggiorare la situazione nella quale si trovano attualmente i lavoratori. In caso di sentenza sfavorevole, infatti, il rischio è che i contratti dei lavoratori nel frattempo stabilizzati vengano dichiarati nulli e che di conseguenza si ritrovino pure fuori da bacino.
Per questo all’Ars è in discussione la possibilità di spostare in avanti il termine per la stabilizzazione, in modo tale da attendere il pronunciamento dei giudici e decidere a ragion veduta. Ma per i sindacati non c’è spazio per nessuna proroga bisogna andare avanti. Per questo oggi hanno deciso di dare seguito alle iniziative in programma, recandosi presso la Prefettura per ribadire, all’Ufficio che rappresenta il governo nazionale nel territorio, le loro richieste e l’applicazione della legge.