“Lo stupro è un mezzo di soppressione della donna culturalmente incoraggiato. Legalmente diciamo di deplorarlo, ma in senso mitico gli diamo un manto romantico e lo perpetuiamo, e privatamente lo scusiamo e lo ignoriamo”.
Dopo quasi un secolo sembra non esser cambiata l’immagine descritta dalla scrittrice Victoria Billings. Nonostante anni di lotta tra libertà e parità dei sessi, i recenti fatti di cronaca riguardanti la violenza di genere mostrano una società malata.
Chi subisce, però, una violenza sessuale non deve vergognarsi ma denunciare, qualsiasi sia il suo genere e l’età o religione. E’ un atto di coraggio, di forza ed amore per se stessi. Una denuncia è anche un atto per superare gli stereotipi e le etichette della società, ma anche un esempio per vittime e carnefici.
Ma donne, uomini e bambini vittime di stupro, cosa devono fare per far sì che i loro carnefici non la passino liscia?
Per essere più accurati possibile, ilSicilia.it ha intervistato il dottor Davide Albano, medico legale del Policlinico di Palermo che ci spiega tutta la procedura sull’assistenza alle vittime di violenza di genere.
Prima di tutto una vittima di stupro deve recarsi in un luogo sicuro e non si deve lavare per non cancellare le prove. Se si ha bisogno di assistenza, anche medica, chiamare subito il 112 o il 118, o recarvi direttamente all’ospedale più vicino. Inoltre, in molte città, alcuni commissariati della Polizia hanno un reparto specializzato per aiutare le fasce deboli.
I pronto soccorso italiani hanno servizi, attrezzatura e staff specializzato per accogliere vittime di aggressioni sessuali. Gli ospedali più piccoli potrebbero mancare di personale specializzato e reindirizzare al centro antiviolenza locale collegato con l’ospedale.
I tempi di attesa sono volutamente brevi e la visita medica è tempestiva per ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari.
A seguito dell’accoglienza, i sanitari garantiscono un colloquio riservato, allontanando ove possibile eventuali accompagnatori, al fine di creare un clima di fiducia indispensabile a rassicurare ed incoraggiare le scelte della vittima.
Il medico, ginecologo in caso di donne o chirurgo proctologo in caso di uomini, chiede tutte le consulenze ritenute necessarie all’espletamento di un accertamento interdisciplinare, funzionale al rilascio di un referto medico quanto più possibile ben documentato e completo. La visita viene svolta col medico legale di turno e, se è il caso, viene richiesta la consulenza di altri specialisti (chirurgo, psichiatra…).
Prima di effettuare la visita, i medici chiedono il consenso all’esecuzione di fotografie, all’ispezione corporale e alla raccolta dei materiali biologici utili al chiarimento di ogni possibile ipotesi diagnostica ed ai successivi provvedimenti diagnostico-terapeutici, facendo firmare un modulo. I medici, nel corso della visita, compilanoo l’apposita cartella clinica guidata per violenza sessuale. Quest’ultima viene opportunamente conservata in Medicina legale ed eventualmente rilasciata in copia su richiesta delle autorità competenti.
I medici, quindi, sottopongono la vittima ad un esame obiettivo che riguarda tutto il corpo della vittima, compreso l’esame genito-anale.
Oltre la raccolta di campioni biologici, si aggiungono gli esami di laboratorio di routine, come prelievi del sangue, test di gravidanza, esami tossicologici, test per infezioni sessualmente trasmissibili e Hiv, prelievo del Dna e di campioni biologici. I campioni e le analisi vengono esaminati nei rispettivi laboratori specialistici.
L’importanza della repertazione e conservazione dei materiali raccolti assume rilievo sempre crescente, soprattutto in ambito giudiziario, poiché una incongrua repertazione o custodia può costituire elemento a favore della difesa dell’aggressore.
E’ estremamente importante garantire il rispetto della catena di custodia dei reperti la richiesta di analisi ai vari laboratori dovrà riportare la firma di tutto il personale coinvolto nelle varie fasi (coloro i quali richiedono, trasportano, ricevono ed eseguono le analisi).
A seguito della visita, i medici prescrivono antibiotici, pillola del giorno dopo o vaccini, a seconda della situazione.
Se la persona decide di sporgere querela, i medici la IV Sezione per i reati sessuali e in caso di minori della Questura di Palermo. Se la persona non si mostrasse ancora pronta a sporgere querela, previa acquisizione del consenso informato, il medico legale procederà alla raccolta cautelativa dei reperti ed alla conservazione, dando così la possibilità di sporgere denuncia per i casi di violenza sessuale, entro 12 mesi dalla violenza subita.
Il servizio 1522
La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, nel 2006, ha attivato il servizio pubblico del 1522. Un numero gratuito h24 che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e di stalking.
La pagina web del servizio, inoltre, fornisce la mappatura aggiornata dei Centri Antiviolenza e di altri servizi a cui le operatrici indirizzano le vittime.