Quello di Vera Schiopu, ritrovata morta in una casa di campagna a Ramacca, è solo l’ultimo dei femminicidi registrati. Una piaga, quello degli omicidi strettamente legati alla violenza di genere, che dipinge il volto di una società ancora indietro su alcuni ideali e una visione patriarcale ormai antiquata.
Nel 2022 la Sicilia ha registrato circa un omicidio ogni 25 giorni. Dati elevati che portano l’Isola, secondo il ministero dell’Interno, anche tra le prime posizioni in Italia per casi di stalking e maltrattamenti contro familiari o conviventi.
Gli ultimi Governi, nelle recenti legislature, hanno dato uno slancio importante per tendere una mano alle donne in cerca di aiuto prima che sia troppo tardi. L’ultimo atto legislativo risale al 2019 con l’approvazione del Codice rosso. Anche il Governo Meloni non si è mostrato indifferente sul tema e da alcuni mesi lavora su un nuovo testo, ad oggi arrivato in Commissione Giustizia della Camera. L’obiettivo è quello di poter apportare nuove strette nel minor tempo possibile con una legge che vada aldilà di colori e ideologie politiche.
COSA PREVEDE L’ATTUALE CODICE ROSSO
Il Codice rosso è entrato in vigore dal 9 agosto 2019, inasprendo le sanzioni per i reati esistenti e disegnando una procedura su misura per tutelare meglio e prima chi vive situazioni a rischio. Tra le novità più importanti l’introduzione di nuovi reati: “revenge porn”, “sfregio”, costrizione o induzione al matrimonio e violazione del divieto di allontanamento dalla casa familiare e di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. La norma prolunga anche la data entro la quale per sporgere querela, per alcuni delitti come la violenza sessuale, estesa fino a 12 mesi.
LA NUOVA MISURA SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Particolare attenzione al testo è stata data dal ministro alla Giustizia Nordio e dalla ministra alla Famiglia, la natalità e le pari opportunità Roccella. Come già anticipato, dopo l’approvazione avvenuta lo scorso 7 giugno dal Consiglio dei ministri, si tratta di “interventi estremamente severi“.
Nel provvedimento si conferma l’intensificazione dell’uso del braccialetto elettronico per coloro che si trovano agli arresti domiciliari. Attualmente l’applicazione della misura è a discrezione del giudice, previo il consenso dell’indagato. Con la nuova normativa per i reati legati alla violenza di genere l’applicazione diventerebbe automatica a meno che il giudice non lo ritenga necessario.
E’ previsto anche un ampliamento dei reati per quanto riguarda l’applicazione dell’ammonimento. Viene introdotta la misura della sorveglianza speciale, oltre che per stalking e maltrattamenti, anche per tentato omicidio, revenge porn e fregio.
Per quanto riguarda l’aumento delle pene per i recidivi, in caso di violenza, lesioni personali, violenza privata, minacce, atti persecutori, revenge porn, violenza sessuale, violazione di domicilio e danneggiamento, le pene verranno aumentate se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da un soggetto ammonito.
Altri punti si focalizzano sulla flagranza differita e la formazione dei magistrati.
I DATI SULLA VIOLENZA DI GENERE
Nei giorni scorsi dal Viminale sono stati diffusi i dati sulla violenza di genere, all’interno dell’ultimo dossier sul tema della sicurezza.
Nei primi sette mesi dell’anno sono 71 le donne uccise, di cui la maggior parte in ambito familiare o affettivo: 35 sono state ammazzate dal partner o dall’ex. Dal 1 gennaio al 31 luglio 2023 i femminicidi sono il 36,4% degli omicidi totali registrati. Un numero pressoché stabile seppur in leggera discesa rispetto all’anno scorso, quando nello stesso periodo le donne uccise erano state 77.
A preoccupare sono l’aumento sensibile di quelli che possono essere definiti anche come “reati spia”, quei reati che possono risuonare come dei campanellini di allarme: rispetto al 2019, nel 2022 si sono registrati 17.259 atti persecutori (+7%), 23.196 maltrattamenti (+11) e 5.991 violenze sessuali (+23).
Dei passi sono stati compiuti ma è necessario invertire la tendenza anche su altri fronti. Oltre che i già citati “reati spia”, altro dato da attenzionare sono le vittime che non hanno denunciato: secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta femminicidio Senato del 2022 sono il 63%.