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Società e territori

Vita da ex sindaci: tra bilanci, analisi e futuro

domenica 10 Settembre 2023

“Il telefono non squilla più”. Faceva una singolare impressione l’aria distaccata, tra nostalgia, rimpianto e voglia di tornare in campo, di un ex presidente della Provincia che, constatando il suo “fermo” politico e amministrativo, covava qualche anno fa propositi di rilancio e suggestioni di un potere perso per strada. Eppure non tutte le “vite da ex” nella politica siciliana sono uguali. Alcune rimangono cariche di una tensione emotiva e di partecipazione specifica, altre scivolano verso il normale ritorno nei ranghi di un’ordinata vita sociale.

Giovanni Ruvolo, ex sindaco di Caltanissetta, per esempio, è stato un apprezzato primo cittadino. Il suo mandato durato 5 anni, dal 2014 al 2019, si è caratterizzato come un’esperienza di amministrazione condivisa e partecipata.

“Sono stati anni molto intensi, anni in cui ho messo da parte il mio lavoro e la mia vita privata. E’ stata un’occasione per tornare a vivere completamente con i miei concittadini”.

Una natura politica prettamente civica la sua, assieme al movimento che aveva contribuito a creare negli anni precedenti. Ha lavorato per creare corpi intermedi come gruppi, associazioni, comitati di quartiere proprio perché ci fosse una responsabilità condivisa nella gestione della città. Sicuramente un primo aspetto significativo degli anni da sindaco è quello di aver dato la possibilità ai cittadini di sentirsi parte attiva, parte integrande dell’amministrazione, dice: “i cittadini hanno avuto modo di entrare dentro il palazzo, di avere un ruolo politico perché avevamo costruito luoghi di partecipazione, come le consulte, le giunte itineranti, portando i dirigenti nei vari quartieri della città proprio per far conoscere ai cittadini anche la parte burocratica”.

Una città sostenibile, inclusiva, dedita alla cultura e orgogliosa delle proprie tradizioni, una città adatta ai giovani, sono alcuni degli obiettivi che il primo cittadino di Caltanissetta si era impegnato a raggiungere, la città “era fuori da ogni circuito turistico e abbiamo lavorato molto per costruire un’identità, una possibilità di raccontare la storia della città e le potenzialità che ha”.

Ha creduto che il ruolo politico e istituzionale va vissuto come ‘servizio’ quindi per questo Ruvolo ha lasciato la sua vita professionale. Per poi tornare alla sua professione di biologo e biotecnologo, pur continuando a svolgere attività politiche.

“Fare il sindaco credo sia l’esperienza politica più vera che si possa fare perché ti fa vivere ogni giorno a contatto con i fruitori del tuo servizio e puoi vedere i risultati del tuo impegno nella crescita della città, a differenza di un deputato regionale, nazionale o europeo che è lontano dalla quotidianità, dalla vita della gente e che spesso non ha il contatto reale con la comunità”.

Tra piccole e grandi turbolenze, impegno in prima linea e un consenso iniziale che autorizzava grandi speranze in proiezione c’è anche l’esperienza di Patrizio Cinque che è stato sindaco di Bagheria dal 2014 al 2019, uno dei primi sindaci del Movimento 5 Stelle eletti in Sicilia. Finito il mandato ha continuato l’attività politica nel Movimento da semplice militante.

Sono un grillino della prima ora”. Ha creduto e crede nell’unica organizzazione politica che pensa agli ultimi e ha messo al primo posto della propria agenda politica il tema della giustizia sociale. “Noi siamo “costretti” per natura a rispondere alla collettività. Per me questa è una garanzia della immutabilità della missione politica del Movimento”.

L’avvio della differenziata, gli interventi alle reti idriche a fognarie e fronteggiando il problema strutturale delle scuole con fondi comunali è riuscito a risolvere criticità annose, con, inoltre, l’approvazione di 11 bilanci.

“Sono contento di vedere realizzate dal mio successore molte opere frutto di finanziamenti e programmazione avviate durante la mia amministrazione. Penso, ad esempio, ai lavori dello svincolo autostradale che nelle prossime settimane dovrebbero finalmente concludersi con un nuovo ingresso autostradale”, e aggiunge “Lo rifarei! Per me è stato un onore e un privilegio essere sindaco di Bagheria. Penso frequentemente a come potrebbero migliorare determinati servizi per i cittadini e in che modo la Politica possa migliorare la vita dei cittadini. Vista l’esperienza maturata non escludo l’eventualità di sottoporre agli iscritti la possibilità di candidarmi per elezioni di altro livello”.

C’è poi chi ancora rimane in politica e ha saputo fare tesoro di esperienze buone e meno positive, rilanciando ancora verso un futuro di prospettiva. Totò Burrafato è stato sindaco di Termini Imerese dal 2009 al 2016.

Per chi fa politica, fare il sindaco della propria città è l’esperienza più bella che ti possa capitare. Esperienza che però è segnata da cose belle e da cose brutte. Rivivi la tua città da quell’osservatorio privilegiato e le cose brutte sono le delusioni. Nel momento in cui pensi di avere dato tutto per la tua città ci sarà sempre qualcuno che ti dirà ‘avresti potuto fare’. Il senso di insoddisfazione è sempre latente”.

Recupero e qualificazione del mercato, il rifacimento del sistema di mobilità del Parco della Serpentina, la riqualificazione del Grand Hotel delle Terme, lavori di manutenzione di edifici comunali e il recupero di monumenti culturali sono alcuni degli obiettivi che l’ex sindaco Burrafato ha raggiunto durante il suo mandato.

Un’esperienza politica che però è stata segnata da un evento per lui drammatico, la chiusura dello stabilimento Fiat, che ha cambiato l’agenda politica dell’ amministrazione comunale. “Quando uno ci si convince di poter dare un contributo alla propria città si pensa ad un impegno che possa andare verso una valorizzazione dei beni culturali, ad una mobilità sostenibile, ad una raccolta di rifiuti che funziona. Ma quando capita un evento traumatico come questo, tutto il resto va a farsi benedire perché quella diventa la priorità e su quella si scommette”.

Oggi presidente Gesap, Totò Burrafato si trova ad interfacciarsi ogni giorno con 30mila persone. “Di Termini conoscevo i volti, le storie familiari, il vissuto, adesso non ho la percezione di quello che faccio in maniera pratica, non sai se hai fatto bene o male, se la gente è soddisfatta del tuo operato o no”.

Posso dire che l’esperienza da sindaco mi ha formato ulteriormente e mi ha consegnato un patrimonio che mi porterò dietro per tutta la vita”, conclude Burrafato.

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