Come volevasi dimostrare, la politica e i poteri vari hanno deciso di mettere il bavaglio al procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro. La sua colpa, l’aver denunciato il presunto patto scellerato che vi sarebbe fra alcune Ong molto attive nel Mediterraneo e bande di trafficanti con quartier generale in Libia. Sullo sfondo, il business dell’immigrazione, con i suoi affari multimilionari e le continue partenze dai porti nordafricani alla volta dell’Italia.
E nel Belpaese che succede? Anziché sostenerlo, lo processano pubblicamente. Al punto che si muove anche il Csm, che lo ascolterà in breve, brevissimo tempo.
Giusto il tempo di una bella gita fuori porta per il Primo maggio e già il 3 le dichiarazioni del procuratore catanese saranno vagliate dal gotha della magistratura italiana che dovrà valutare l’eventualità di “esercitare un’azione disciplinare nei suoi confronti”. E non è tutto, su di lui pesano anche le affermazioni del ministro della Giustizia e di quello dell’Interno: insomma, tutti d’accordo, le Ong non si toccano. E guai a chi osa.
Poco importa che il magistrato abbia fatto dei distinguo, “salvando” Save the children e Medici senza frontiere. Il dato di fatto è che se si parte da un’indagine sulle Ong, il passo successivo potrebbe essere lo scoperchiare il ben foraggiato business che gira attorno all’accoglienza dei migranti in Italia e le sue clientele, come le inchieste già in atto sul Cara di Mineo sembrano dimostrare.
E allora, che si imbavagli subito il “magistrato impazzito”, prima che dalle sue parole possa venire fuori un effetto a catena indesiderato.
La circostanza, poi, che Zuccaro abbia anche svelato l’esistenza di intercettazioni che dimostrerebbero la veridicità dei contatti fra alcune Ong e i trafficanti di esseri umani, e che siano stati sequestrati dai pm etnei bilanci sospetti di organizzazioni che operano nel Mediterraneo, a questo punto diventa un dettaglio.
Anzi, l’ordine appare chiaro: i riflettori vanno spenti e in fretta. Chi ha “sbagliato” paghi!