Arrivano le richieste di rinvio a giudizio dell’operazione “Voto Connection”, il Pm Annadomenica Gallucci ha richiesto di mandare alla sbarra 87 persone per attentato ai diritti politici del cittadino, corruzione elettorale ed altri reati. Fissata già l’udienza preliminare che si terrà il prossimo 4 dicembre davanti al GUP del Tribunale di Termini Imerese. Fra i nomi per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio risultano quello dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, quello dell’assessore regionale al territorio e ambiente Toto Cordaro, quello del deputato regionale Alessandro Aricò, ed ancora il deputato leghista Attaguile, l’ex deputato regionale Salvatore Caputo ed il fratello Mario, l’ex sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello e il successore Francesco Migliazzo. Il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli e quello di Termini Imerese Francesco Giunta.
Proprio l’ex governatore, Totò Cuffaro afferma a IlSicilia.it che:”Dopo la comunicazione della chiusura delle indagini e del deposito degli atti ho ritirato presso la Procura di Termini Imerese tutte le registrazioni. Quelle provenienti dalla mia utenza telefonica le ho più volte ascoltate in questi giorni per capire cosa avrei fatto per commettere lo scambio elettorale, le ho sbobinate e trascritte“.
L’ex leder dell’Udc in Sicilia sostiene che: “In nessuna telefonata c’è alcunché minimamente riferibile a scambio elettorale. Tra le carte ci sono tante cose che invece, chissà perché, non sono state prese in considerazione. So che promettere posti di lavoro è un reato ma so di non averlo fatto. Ho avuto sempre e ho oggi più prima, una ostinata fiducia nella giustizia. Continuo a mantenere rispetto per il lavoro dei Pm. Credo però che sia giusto che ci sia anche rispetto per la mia persona e che la giustizia sia uguale per tutti. Ho il cuore colmo di tristezza e affogo la mia amarezza nel lavoro per i bisognosi del Burundi dove si coltiva la speranza“. Dichiarazioni che lasciano trapelare un contrattacco da parte di Cuffaro e probabilmente qualche opacità riscontrata dallo stesso ex presidente della Regione siciliana in merito all’inchiesta di Termini Imerese.