Miei cari Watson, forse non vi ricorderete che la vostra Patti Holmes, un po’ di tempo fa, scrisse un articolo su William Shakespeare, ponendo dei dubbi sulla sua identità, grazie a una preziosa fonte, l’architetto messinese Nino Principato che ha scritto un interessantissimo libro dal titolo: “William Shakespeare e la città di Messina. Un mistero lungo quattrocento anni“.
Lo studioso, tra le sue fonti, cita un giornalista romano, Santi Paladino, che, nel 1927, trovando nella biblioteca paterna un antico libro, “I secondi frutti“, firmato da un certo Michel Agnolo Florio, e leggendolo, sempre più esterrefatto, scoprì che molte frasi in esso contenute erano identiche a quelle delle opere di William Shakespeare, il grandissimo drammaturgo inglese. Il volume, inoltre, era stato stampato nel 1549, prima ancora della nascita del poeta avvenuta il 23 aprile 1564. Da qui nacque la tesi che William fosse Michel Agnolo. Lasciatevi trasportare da questa trama ma, prima di soffermarci al presente e alle riflessioni tra il poco serio e il molto faceto della vostra Holmes, riavvolgiamo il nastro.
Santi Paladino, indagando su Michelangelo, scoprì che, nato a Messina dal medico Giovanni Florio e dalla nobildonna Guglielma Crollalanza, era fuggito a Treviso con la famiglia perché calvinista, aveva studiato a Venezia, Padova, Mantova, viaggiando molto e visitando Danimarca, Grecia, Spagna e Austria. Diventato un umanista di grande cultura, ricercato come precettore dalle famiglie più ricche d’Europa e, grazie all’amicizia con Giordano Bruno che aveva buoni rapporti con i conti di Pembroke e Southampton, nel 1588 raggiunse Londra dove fu assunto come precettore di lingua italiana e latina della futura regina Elisabetta I, il cui lungo regno è ricordato come «età dell’oro». Facciamo una breve sintesi sull’intricata vicenda:
1. Il cognome materno Crollalanza si tradurrebbe con “Shake“, che vuol dire agita, scrolla e “Spear“, il cui significato è, invece, lancia.
2. In Amleto compaiono i cognomi di due studenti danesi, Rosencrantz e Guildenstern, che frequentarono l’università di Padova assieme a Michelangelo Florio.
3. In Amleto si trovano molti proverbi pubblicati dal calvinista Michelangelo Florio nel volumetto, già citato, “I secondi frutti”.
4. L’origine italiana di Shakespeare potrebbe spiegare i molti nomi e luoghi italiani presenti nelle sue opere come Romeo e Giulietta, Otello, Due signori di Verona, Il mercante di Venezia, La Bisbetica Domata, che è di Padova, Giulio Cesare e La Tempesta, che ha per protagonista Prospero, il vero duca di Milano.
5. La gran parte delle sue opere rivela una conoscenza diretta dei luoghi visitati durante il suo periodo girovago.
6. Nei registri della scuola secondaria di Stratford, la “Grammar School” non compare il nome di nessun William Shakespeare.
7. Si sa che William Shakespeare frequentasse a Londra un Club In, in cui, non risulta registrato fra i soci, mentre vi appare Michelangelo Florio.
8. Quando morì Sheakespeare, il 23 aprile 1616, nessuna commozione né lutto nazionale si registrò in Inghilterra, quasi fosse uno straniero e non una gloria nazionale.
9. E’ noto che la stringatezza della biografia di Shakespeare, raffrontata alla grande mole della sua opera teatrale, ha fatto dubitare dell’autenticità della sua esistenza a molti studiosi e ritenere essere il prestanome di un personaggio più famoso.
Questo ultimo punto, citato dall’architetto, per la cervellotica Holmes, in-degna nipote del più serio Sherlock, è diventato fondamentale, facendole esclamare: “Elementare Watson“. Perché vi starete domandando? E’ presto detto: agli anglosassoni non poteva e continua a non piacere la probabile origine sicula di Shakespeare e ciò è assodato dal fatto che se vi trovate a passeggiare dalle parti del Tate Modern, Museo di Arte internazionale moderna e contemporanea, potreste imbattervi, a poche centinaia di metri, senza che niente lo segnali, nel Globe Theatre, fedele riproduzione del teatro di Shakespeare, costruito sul luogo in cui sorgeva l’originale.
Dove sta l’anomalia? Nel fatto che questa bella costruzione se si è distratti potrebbe passare inosservata, se non fosse per dei cartelloni che pubblicizzano gli spettacoli in cui compare, appunto, Shakespeare. Altro particolare è che, dopo aver realizzato di trovarsi in “casa” Shakespeare, Florio o Crollalanza, alzando lo sguardo, si intravede seminascosta una statua dal volto pensoso che sembra dire: “Non c’erano altri posti in cui pormi? Mi hanno voluto oscurare perché non sono britannico, ma siculo?‘” Se andate nel sito del teatro, inoltre, a conferma di quanto detto, leggerete che poco o niente si sa della vita di William Shakespeare e questo potrebbe significare che, brancolando nel buio, si sono impossessati del grande poeta ma, col dubbio che fosse extracomunitario, lo hanno relegato e gli hanno regalato sì un posto, ma “ammucciato”.
Ricordatevi sempre, però, che mi chiamo Holmes, fiuto indizi, ma sono un segugio fantasioso e non razionale come Sherlock e, quindi, questa ricostruzione potrebbe essere vera o una messa in scena, una pièce teatrale nata dalla mia fervida mente. D’altronde, amati Watson, se ci pensate cos’è la vita se non un grande palcoscenico su cui ci muoviamo? Guardate le foto, in una mi vedrete dondolare un personaggio che è stato bello immaginare che nella prima spinta fosse Shakespeare e al ritorno il nostro Florio e, magari, la soluzione la troverete proprio lì.
A presto amici, anzi see you soon.