Si riuniranno stasera in Piazza Verdi, dalle ore 21 alle 24, per una fiaccolata contro l’ipotesi esternalizzazione, i 300 dipendenti palermitani di WindTre. L’appello è stato esteso a tutti i lavoratori della città che vivono la loro stessa condizione, al fine di costituire un comitato di lotta comune e permanente. Ci saranno, infatti, anche rappresentanze delle altre vertenze che in questi ultimi tempi hanno investito alcune importanti realtà occupazionali del settore, come Almaviva e Tim. All’iniziativa sono state invitate anche le organizzazioni sindacali.
Dopo la fusione tra le due compagnie, il colosso della telefonia ha deciso di cedere il ramo d’azienda dedicato alla customer care. Si tratta di 900 persone che lavorano nelle quattro sedi italiane di Cagliari, Genova, Roma e Palermo. Una scelta che agli occhi dei sindacati cozza contro un piano industriale fatto di notevoli investimenti sui fronti infrastrutturale e tecnologico. “Ci troviamo in una condizione di subalternità rispetto ad un sistema che ci vede merce sostituibile. Tra le merci noi lavoratori siamo diventati quella meno pregiata”, ha dichiarato Marilena Sansone, una delle organizzatrici della fiaccolata e lavoratrice di WindTre.
Nonostante la contrarietà espressa sin da subito dai sindacati, l’azienda ha deciso di procedere senza indugi individuando come acquirente Comdata Spa, tra i maggiori player nel campo dei call center a livello mondiale. La credibilità di quest’ultimo però non è bastata a dissipare le preoccupazioni, nè tanto meno è bastata la rassicurazione fornita di non delocalizzare per almeno 7 sette anni, 5 in più di quanto in questi casi prevede la legge.
“Il governo – spiega Sansone – avrebbe potuto utilizzare la golden power per garantire i diritti dei lavoratori. Una procedura prevista per tutte quelle attività considerate strategiche ai fini della tutela degli interessi nazionali e quella delle telecomunicazioni è una di queste”.
“Basterebbe guardare la situazione nella quale si trovano i nostri colleghi – continua – che hanno subito l’esternalizzazione, per rendersi conto che si tratta di un’operazione a scapito del capitale umano, sia dal punto di vista della retribuzione, sia da quello dei diritti. Faremo ricorso a tutti gli strumenti giuridici a nostra disposizione per evitare tutto questo”.