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Narrare per afferrare ciò che fugge, per condividere con il prossimo seguendo le radici delle proprie origini e proiettandosi al futuro. Sintetizza così la sua vita artistica Yousif Latif Jaralla, cantastorie e narratore iracheno che dal 1980 vive a Palermo.
In città è conosciuto da tutti per il suo modo di raccontare storie che unisce alle parole, scelte con cura, la sonorità dei tamburi, in un ritmo circolare che richiama la spiritualità propria dei Sufi: si crea così l’occasione per giungere alla vera realtà, ci dice.
Parla di circolarità Yousif con la semplicità di chi vive ogni momento con consapevolezza: “Si comincia dove si finisce. La circolarità non è ripetizione ma opportunità per superare un livello ed evolvere“.
Le tematiche delle sue narrazioni, come spiega nella video intervista, si nutrono della sua vita, dei suoi familiari e delle storie che “attingono al passato per approdare al futuro“. La sua è una necessità personale, l’occasione per non sprecare il patrimonio umano ereditato di generazione in generazione.
“Tutti hanno bisogno di comunicare e condividere le loro storie, si vede benissimo dall’utilizzo dei social network; quello che conta è raccogliere l’eredità spirituale di ciò che ci è stato tramandato“.
Recentemente ha riproposto, all’interno del cartellone de “La Macchina dei Sogni“, lo spettacolo “L’anno della mosca” che, a distanza di quasi un ventennio dal suo debutto, risulta sempre attuale: “Raccontare serve anche a condividere le sofferenze e affrontare la vita che non è facile per nessuno“.
Chi ha assistito ai suoi spettacoli conosce già l’atmosfera, quasi fuori dal tempo e dallo spazio, che quest’artista ricrea e condivide con il pubblico e chi ha avuto la possibilità di chiacchierare un po’ con lui si rende conto della generosità e profondità consapevole di quest’uomo. Timido, riservato e anche un po’ schivo, a microfoni spenti ci ha salutato con questa frase che vogliamo condividere con voi: “Io non sono al mondo per respirare aria, io amo l’aria che respiro“.