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Vedi Palermo e poi muori, il Decathlon non aprirà più i battenti nel capoluogo. Sfuma così un investimento da venti milioni di euro e tanti posti di lavoro tra struttura e indotto. Sembra, infatti, che dopo due anni di scartoffie, pareri e carte bollate, il Comune si sia accorto che la zona in cui doveva sorgere la struttura (l’ex stabilimento della “Coca Cola” di via Rosario Nicoletti, a Tommaso Natale) ricada in zona “B/2”.
Significa che là non è possibile costruire un parcheggio, in qualsiasi forma questo venga pensato. E ci sono voluti due anni per scoprirlo.
La ditta che doveva occuparsi dei lavori di costruzione del punto vendita del colosso francese, specializzato in articoli sportivi, era la Co.San. Srl di Palermo. L’informazione è arrivata tramite una segnalazione anonima che abbiamo verificato al Suap, lo Sportello Unico attività produttive del Comune.
Dalla sede di via La Malfa non hanno dato né conferma, né smentita: la “pratica Decathlon” sembra che lì non sia mai arrivata e non risulterebbero richieste di autorizzazioni relative ai lavori di via Nicoletti. I funzionari hanno quindi passato la palla all’Edilizia Privata. Dagli uffici di via Ausonia hanno ribattuto che invece è proprio il Suap, l’ufficio preposto al rilascio dei permessi necessari. Una sola conferma: quella in questione è zona “B/2” e lì non si possono fare parcheggi. Oltre al danno la beffa, quella della costruzione a Palermo del Decathlon pare sia, infatti, una “pratica fantasma”.
Il fatto è che quattro mesi fa l’affare sembrava alle battute finali, con i francesi pronti ad acquistare il terreno, in attesa soltanto delle autorizzazioni. Avevano già ottenuto i pareri positivi a livello edilizio e l’impegno era quello di riqualificare la zona che, come si vede dalla fotogallery in alto, versa in stato di abbandono.
A gennaio, l’allora assessore alle Attività produttive, Sergio Marino, dichiarava che si stava arrivando “(…) alle battute finali (…) pur con qualche difficoltà a causa della mancanza di personale, e con i tempi scanditi dalla legge, siamo riusciti a istruire la pratica“. Che si è poi arenata dopo la scoperta della zona “B2”, una sorta di “Area 51” dove gli alieni fanno sparire le pratiche e tutto finisce avvolto da un fitto alone di mistero.
E dire che a febbraio, l’allora assessore all’Urbanistica, Emilio Arcuri, aveva inviato una direttiva di “indirizzo politico” agli uffici competenti per accorciare i tempi delle autorizzazioni per le opere di edilizia privata. Una “tirata d’orecchie” singolare quella di Arcuri che con il documento criticava l’operato dei suoi dirigenti.
Decathlon, quindi, insieme a Ikea rimane al momento un sogno infranto così come altri investimenti che potrebbero creare ottime ricadute: lo stadio di calcio nuovo e un palazzetto per i concerti.
Una città in cui sembra non riesca ad attecchire nulla e che invece potrebbe trarre profitto da investitori esteri. Tirerà, invece, un sospiro di sollievo l’Associazione dei commercianti di articoli sportivi di Palermo che negli anni ha sempre espresso dissenso per la paventata apertura del Decathlon. I prezzi molto competitivi della catena, infatti, avrebbero rischiato di strozzare le attività cittadine. I titolari dei negozi hanno sempre opposto anche il problema della qualità della merce.
Sembra sia trascorsa un’Era con tutti i cambiamenti che si sono susseguiti da gennaio ad oggi: gli assessori Marino e Arcuri sono stati sostituiti da Giusto Catania e Leopoldo Piampiano, venti milioni di euro sono andati a farsi benedire e i posti di lavoro pure.
I cittadini meriterebbero più attenzione e soprattutto prudenza nelle decisioni importanti che riguardano Palermo, Sicilia, Italia.
Foto D.Ma.
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